domenica 22 novembre 2009

“Ofelia Ambiente” : 50 famiglie a rischio per lungaggini burocratiche

Una vertenza complicata che ha del paradossale. Una realtà che non si confronta con la crisi ma che anzi, il mercato gli propone ampie prospettive di crescita e di sviluppo sul fronte occupazionale, finanziario ed economico, costretta però a chiudere e delocalizzare i propri impianti in Marocco per le lungaggini burocratiche, per interessi ambigui, e per la non assunzione di responsabilità delle istituzioni interessate. L’Ofelia ambiente (azienda di stoccaggio di rifiuti) ha 3 impianti, a Ramacca, alla zona industriale di Catania e uno a Santa Venerina. Nello specifico l’impianto di Ramacca, quello più grande, è stato sottoposto a sequestro il 29 aprile 2008 per alcune presunte violazioni in materia di ambiente (poi risultate infondate dagli esami dei rifiuti), e perché lo stesso impianto di stoccaggio ricade in zona agricola anziché in zona industriale. L’Ofelia ambiente, pur evidenziando che non esiste azienda di stoccaggio di rifiuti in Sicilia che non ricade in zona agricola (in considerazione alle leggi regionali in materia urbanistica), si è adoperata immediatamente attraverso una procedura farraginosa a richiedere il cambio di destinazione urbanistico per richiedere il dissequestro e quindi la ripresa produttiva, ha ottenuto tutte le autorizzazioni dalla Provincia Regionale di Catania, dal Comune di Ramacca, la valutazione di impatto ambientale con esito positivo. In merito alla vicenda, si sono già svolte ben 2 conferenze di servizi alla Regione Siciliana per la definizione, ma in tutte e due le occasioni, gli enti preposti, hanno disertato la riunione e quindi il Futuro di Ofelia Ambiente e dei lavoratori (fra diretti ed indiretti sono interessati a questa vicenda più di 50 addetti) rimane appeso ad una firma nei meandri della regione siciliana.
La magistratura deve fare il proprio corso attorno a tutte le vicende che ruotano attorno alla Ofelia Ambiente, noi rimaniamo fiduciosi che questa, in tempi celeri, faccia chiarezza, ma riteniamo intollerabile che per una mera condizione burocratica 50 famiglie possano rischiare il loro posto di lavoro in un momento di tale delicatezza e complessità sul piano sociale. Per questi motivi abbiamo chiesto al prefetto di intervenire nei confronti della Regione Siciliana per sbloccare definitivamente gli intoppi burocratici al fine del dissequestro e della ripresa produttiva. La salvaguardia occupazionale è priorità assoluta, chi ha responsabilità dovrà pagare, ma se l’azienda per come sembra da tutta la documentazione a noi fornita è nelle condizioni di operare, dovrà riprendere la propria attività a prescindere dalle responsabilità presunte dell’amministratore.

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