giovedì 30 ottobre 2008

Grillo fischiato dagli studenti: "Buffone, buffone"

A Bologna, la città del suo primo "V-day", il corteo degli studenti caccia Beppe Grillo. In città per preparare alcune repliche del suo spettacolo, il comico genovese era apparso a sorpresa di prima mattina alle "scuderie" di piazza Verdi, ritrovo studentesco in piena zona universitaria, per incontrare il "suo" movimento, ma anche, aveva spiegato ai cronisti, per "dare una mano a questi ragazzi a scoprire i poliziotti finti, quelli infiltrati". Quando il corteo studentesco si è messo in movimento, Grillo si è avvicinato alla testa, incontrando però un’accoglienza tutt’altro che festosa: "Vai a fare il tuo protagonismo da un’altra parte", gli hanno gridato.
La repubblica on line 30 ottobre

Siamo l'onda che vi travolge











Fascismo conclamato


martedì 28 ottobre 2008

MASCALUCIA. No alla «Riforma Gelmini»


Riforma "Gelmini". Il no dei genitori degli alunni del Circolo didattico "Giuseppe Fava" di Mascalucia è un no deciso, espresso al termine di una assemblea di Circolo, indetta per esprimere un giudizio sul decreto legge del 1 settembre 2008, n. 137, attualmente al vaglio del Parlamento per la conversione in legge.
In particolare i genitori ritengono negativi la reintroduzione del maestro unico, la riduzione dell’orario scolastico da 30 a 24 ore e l’aumento del numero di scolari per classe. Le misure in via di approvazione peggiorerebbero la qualità dell’istruzione nella scuola italiana poiché il modulo di insegnanti, come recitano le statistiche dell’Ocse, pone la Scuola primaria (elementare) italiana fra le prime nel mondo; nel confronto fra maestro unico (che operava prima del 1990) e modulo di insegnanti (introdotto dal 1990), si evidenzia un diverso percorso formativo che vede gli scolari istruiti con più insegnanti conseguire, al termine del ciclo primario, un bagaglio di conoscenza superiore.
L’orario ridotto a 24 ore - per i genitori del "Fava" - ridurrebbe a dismisura il numero di ore da dedicare all’insegnamento "con grave pregiudizio per materie ritenute unanimamente fondamentali nel bagaglio d’istruzione dello scolaro quali italiano e matematica". E poi, in considerazione della riduzione dell’orario che vedrebbe la frequenza giornaliera dal lunedì al sabato ricadere nella fascia 8.15/12.15 o in alternativa 8.30/12.30, si provocherebbero enormi disagi alle famiglie, anche in considerazione della circostanza in cui un figlio, già iscritto nell’anno corrente, uscirebbe alle 13.15 mentre un nuovo iscritto uscirebbe un’ora prima. In ultimo l’offerta formativa verrebbe peggiorata anche dall’aumento del numero degli alunni per ogni classe che passerebbero dai 20/22 attuali a 25 se non addirittura oltre. «Se il fine ultimo della "Riforma Gelmini - si legge in una nota - è realmente una Scuola italiana migliore, i genitori del Circolo non capiscono come esso possa essere raggiunto con un solo insegnante, con un orario ridotto da 30 a 24 ore e l’aumento degli scolari per ogni classe". I genitori auspicano un ripensamento da parte del Parlamento e trasmettono le proprie considerazioni alle autorità preposte affinché, ognuno per la sua parte, contribuisca a bloccare la Riforma.
CARMELO DI MAURO
La Sicilia 28/10/08

domenica 26 ottobre 2008

Manifestazione del PD

Era un Walter Veltroni visibilmente raggiante quello che ha preso la parola dal palchetto del Circo Massimo. A chi lo ha visto prima, in mezzo al corteo che è partito da piazza Esedra, è parsa subito evidente la gioia del segretario del Partito democratico. Un volto che era tutto un sorriso. Non poteva essere altrimenti. E' andata bene, a Veltroni. E' andata bene perché la partecipazione, come ha scandito lui stesso a inizio discorso, è stata "oltre le più rosee aspettative". L'asticella del milione di manifestanti che avrebbe sancito, se oltrepassata, il successo dell'iniziativa è stata alla fine, stando alle cifre fornite dal partito, più che doppiata: due milioni e mezzo, forse più. Va bene che si gonfia sempre un po' ma insomma, fino a un certo punto. Quella fiumana di teste e bandiere, poi, l'hanno potuta vedere tutti, e il colpo d'occhio del Circo Massimo pieno era effettivamente niente male.
Veltroni ha recuperato la ricetta con cui ha inaugurato il corso di leadership nel Pd, nell'ottobre scorso, quando furono le primarie che gli spalancarono la porta della segreteria. Bagno di folla, innanzitutto: allora si fece votare da tre milioni e mezzo di cittadini, oggi ne ha voluti una bella fetta a mettere le ali al suo messaggio. Non è un caso che il palco l'ha collocato in mezzo alla gente, non dietro dietro, come avrebbe imposto la prassi. Il secondo ingrediente è stato l'unità del partito, quell'unità che, ancora una volta, ha voluto fosse rappresentata fino all'ultimo dettaglio. Lo scorso anno "scese in campo" solo dopo la richiesta esplicita di tutti i maggiorenti, oggi se li è messi dietro, in fila e in bella mostra. In maniera tale che chi seguisse l'evento attraverso le dirette televisive potesse riconoscerli, i loro volti a far capolino in secondo piano alle spalle di quello sudato del segretario. Fassino, Fioroni, Letta, la Bindi, Franceschini, solo per citarne alcuni. E D'Alema, of course.
Non ha buttato a mare, l'ex sindaco di Roma, l'occasione per rilanciare il Pd. Il discorso è suonato calibrato. Alle direttrici note alla vigilia (scuola, economia, pensioni, lavoro, sicurezza, ambiente) ha aggiunto in apertura una concessione studiata per il popolo democratico nella sua versione "di piazza", quindi in grandissima parte ex o post comunista: un antiberlusconismo declinato con accenti antifascisti.
Il filo conduttore è stato una sorta di slogan, ripetuto dall'inizio alla fine quattro volte: "L'Italia è un paese migliore della destra che lo governa", pensato per marcare la diversità dalla maggioranza di governo e, nello stesso tempo, coniugarla con la necessità di una proposta programmatica solida. Che deve, per forza di cose, pendere dalla parte dei "più deboli" (i pensionati, i precari, i redditi fissi erosi dalla crisi) ed essere proiettata su un "reale" diverso dal "virtuale" delle televisioni dominate da Berlusconi e dai suoi. L'interesse generale, ha detto Veltroni, "sarà sempre la nostra stella polare".
Antifascismo, quindi, ma non di maniera, perché dall'antifascismo nasce e trova i suoi pilastri ideali la nostra democrazia. L'antifascismo che il premier snobba - "penso a lavorare" - e il concetto di democrazia che Berlusconi non sopporta, perché ne rifiuta uno dei cardini, le opposizioni, siano esse parlamentari, sindacali o sociali. Ma le opposizioni sono il sale della democrazia perché, ha detto il segretario del Pd, "il governo ce l'hanno tutti, le opposizioni solo le vere democrazie". Quindi rispetto, ascolto, Veltroni li pretende da Berlusconi.
Sulla scuola, tema caldo, imposto dalle proteste degli ultimi giorni, il governo dimostri capacità di ascolto del disagio, ritiri il decreto e si faccia carico delle richieste di tutti, perché sono tutti a protestare: studenti, genitori, docenti. Le manifestazioni sono "giuste, e non servono irresponsabili avvisi ai naviganti: i naviganti la rotta la conoscono e la stanno seguendo, hanno a cuore la scuola, lo dimostrano promuovendo lezioni di fisica e filosofia all'aperto". Appoggio alle esigenze di chi protesta, pur essendo consapevole che "in fatto di scuola ogni conservatorismo è sbagliato, la riforma è necessaria ma va pensata tenendo conto di innovazione e merito. Ma che innovazione sono i maestri unici, i tagli a quella conquista civile che è il tempo pieno, il sette in condotta per combattere un bullismo che nasce innanzitutto da un vuoto alimentato dalla destra?".
Per quanto riguarda l'altro fronte dell'attualità politica, la crisi economica, Veltroni ha chiesto un piano di detassazione, a partire dalla prossima tredicesima, delle pensioni e dei redditi fissi più deboli, da sei miliardi: "E' una cifra onerosa, ma le nostre finanze pubbliche se la possono permettere. Sia per la maggiore flessibilità concessa dall'Europa, sia perché i conti li ha risanati uno come Romano Prodi". Si muova, il governo, per i deboli, come si è mosso "per salvare le banche". Ha l'opportunità di essere coerente, inoltre, con le promesse elettorali che garantivano un calo della pressione fiscale. Ma, ha detto Veltroni, le tasse nel complesso stanno aumentando.
L'esecutivo tuteli anche i piccoli e medi imprenditori, ne aiuti il credito che già si va strozzando. Le uniche cose viste sinora sono il taglio del 32 per cento al fondo per le famiglie, servito a finanziare l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. Il sostegno ai penalizzati è tanto più necessario se si pensa che la destra italiana è responsabile di questo disastro, "l'ha preparato negli anni scorsi spargendo tre tossine: "L'iperliberismo, una certa ostilità verso l'Europa, l'esaltazione della finanza in quanto tale". Berlusconi, tuttavia, non pare avere le idee chiare: prima dice che la crisi finanziaria non avrebbe avuto effetti sull'economia reale, poi si ricrede e dichiara che l'intervento dello stato è un "imperativo categorico". Ma a favore di chi?
Sulla sicurezza Veltroni ha accusato il governo di fare marketing della paura, ma "la paura andrebbe combattuta, anche se paga in termini elettorali". E' tornato per un frangente sindaco di Roma quando ha invocato più severità nella concessione dei benefici carcerari e nelle scarcerazioni, ma deve restare fermo il principio che "responsabili sono gli individui, non i gruppi". Il governo, invece, gioca col fuoco del razzismo, ma misure concrete poche: da quando si è insediato, "gli sbarchi sono aumentati e gli espatri di clandestini sono fermi". In risposta, Veltroni ha ribadito una proposta di integrazione: voto agli immigrati dalle prossime elezioni amministrative.
Chiusura sull'ambiente con contestazione alla posizione italiana in Europa - "Economia e ambiente dovrebbero essere fratelli" - e richiesta esaudita di applauso (è stato il più fragoroso) per Roberto Saviano. La promessa finale dice che "un'altra Italia è possibile, la faremo insieme". Di sicuro oggi Veltroni ha giocato bene, e ci sarà per più del poco tempo che alcuni desideravano e altri temevano avesse ancora a disposizione alla testa del maggiore partito dell'opposizione.
Aprile
Andrea Scarchilli , 25 ottobre 2008, 20:57

venerdì 24 ottobre 2008

Beata ignoranza




La politica frantumata

Il mercato non si autoregola, ci vuole lo Stato. I banchieri sono “banksters” (banchiere più gangster). Il “supercapitalismo” globalizzato e finanzia rizzato ha spremuto risorse umane e naturali, portando l’umanità sulla soglia di una crisi economica e sociale planetaria e di un collasso ambientale. Declina l’egemonia americana, siamo al tramonto della leadership mondiale degli Usa. L’Italia è il Paese Ocse in cui nell’ultimo quarto di secolo è cresciuta di più e più rapidamente la distanza tra ricchi e poveri, cioè la diseguaglianza.Non c’è una parola di mio in quel che ho scritto fin qui: sono frasi che si leggono correntemente su qualsiasi quotidiano dei più vari orientamenti. Aggiungo subito che abbiamo sotto gli occhi lo sviluppo impetuoso di un movimento che nasce nelle scuole, nelle università e nei centri di ricerca, sulla questione cruciale della conoscenza, privo di padri parlamentari, politici e sindacali. Perché allora quel che resta della sinistra appare stonato, marginale, irrilevante? Per sua colpa, per sua colpa, per sua grandissima colpa.¬¬E’ evidente, ad un anno di distanza, che la formazione del Partito democratico ha spostato la parte maggioritaria della sinistra italiana in una terra di nessuno dove dubito potrà restare ancora a lungo. La crisi di quel progetto è già evidente, e non solo per ragioni elettorali. La batosta della ”Sinistra arcobaleno” alle elezioni politiche ha aggravato la frammentazione, la crisi culturale e lo stato di sradicamento in cui si sono trovate, in un tornante cruciale, le forze e i gruppi alla sinistra del Pd. Non esistono ripari simbolici e identitari a questa radicale incapacità di stare dentro i conflitti moderni ed essere popolari, nel senso di rappresentare bisogni, figure e forme della società, e di “creare società con la politica”, come dice Mario Tronti. Se il problema è far sopravvivere qualche sezione del ceto politico, è meglio uscire tutti di scena e togliere l’inutile ingombro. Se il problema è un altro, e cioè restituire peso ad un’altra idea della società, produrre idee oltre che subirne, incidere sugli equilibri politici, allora vale la pena di provare ancora. Partendo dall’Italia e dal mondo, non da noi stessi. Ci vuole un partito politico, e un partito dai tratti innovativi, alla sinistra del Pd. Il tempo stringe. Una parte importante di questo Paese si sta muovendo. Non c’è alternativa alla Costituente della sinistra, che potrebbe ora davvero aprirsi in un rapporto fecondo e vero con soggetti indipendenti dal berlusconismo. E ribelli.

Fabio Mussi

Adesso picchiateci tutti!



Le dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi lasciano a dir poco esterrefatti. Gli studenti universitari che protestano per difendere il futuro proprio e dell'università si sono sentiti dire di tutto in questi giorni.L'attacco è partito dal Min. Mariastella Gelmini, che ha iniziato con il dire che gli studenti protestano senza cognizione di causa, senza avere nemmeno letto il testo delle leggi che stanno contestando. Che cosa si può rispondere a un Ministro che rilascia queste dichiarazioni quando dal momento del suo insediamento non ha risposto a una sola delle interrogazioni presentatele dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, l'organo di rappresentanza nazionale degli studenti universitari? Che cosa si può rispondere ad un Ministro che il 10 di ottobre chiede agli studenti che manifestavano davanti al MIUR, attraverso i suoi funzionari, di consegnare un documento con le motivazioni della loro protesta e con le loro richieste e che a quindici giorni di distanza non ha ancora replicato in nessuna maniera? Anche il Min. Meloni si è profuso in osservazioni della stessa natura, dimostrando come il Ministro della Gioventù non abbia nessuna conoscenza di quello che si sta muovendo all'interno delle scuole e delle università, ove si trova gran parte di quei giovani che dovrebbe rappresentare.
Non poteva certo mancare all'appello una dichiarazione dell'On. Berlusconi, che come previsto non si è fatta attendere. Certo però non ci si poteva aspettare che le parole da lui pronunciate fossero di tale gravità. Alla pacifica e civilissima protesta degli studenti, che scaturisce proprio da quell'informazione che ha spesso tentato di negarci e che abbiamo provato a recuperare attraverso le tante assemblee che si sono susseguite in quasi tutti gli Atenei italiani, ha risposto con quelle che non possiamo definire che minacce. Proporre di impiegare le forze dell'ordine per sopprimere la protesta degli studenti significa non essere consapevoli del fatto che essere Presidente del Consiglio di un Paese democratico significa rappresentare tutti i cittadini, anche quelle centinaia di migliaia di studenti che stanno scendendo in piazza in questi giorni sempre più numerosi, che stanno occupando le aule universitarie per cercare di evitare che vengano svuotate per sempre da una legge che mette a serio repentaglio la sopravvivenza delle università pubbliche, che stanno riunendosi in assemblee quasi quotidianamente per approfondire i contenuti delle leggi e per immaginare un'università migliore di quella, sicuramente in crisi, in cui viviamo.Proporre di impiegare le forze dell'ordine per sopprimere la protesta degli studenti significa soprattutto non rispettare le più basilari regole democratiche, che imporrebbero di ascoltare le ragioni di chi dissente dai provvedimenti adottati e di aprire con loro un confronto... e se proprio non si vuole arrivare a tanto almeno imporrebbero di rispettare la libertà di parola e di pensiero dei cittadini del proprio Paese. In molti Atenei all'interno delle assemblee quegli studenti che vengono dipinti dal Premier e dalle sue Ministre come tanti ignoranti hanno spesso citato un testo scritto tanti anni fa da Pietro Calamandrei, uno degli estensori della nostra Carta Costituzionale, che sembrava prevedere il futuro spiegando come un Presidente del Consiglio che volesse instaurare una "larvata dittatura" senza apparentemente violare nessuna delle leggi dello Stato dovrebbe come prima cosa smantellare il sistema di formazione pubblica. Nemmeno nelle più pessimistiche immaginazioni di Calamandrei si arrivava però a pensare che si tentasse di imporre il pensiero unico attraverso la repressione di ogni forma di dissenso. Ci permettiamo di consigliare all'On. Silvio Berlusconi la lettura di questo testo. Nel frattempo garantiamo al Premier che non saranno le forze dell'ordine a smorzare la nostra protesta, che continuerà in questi giorni in maniera sempre più attiva sino ad arrivare alla data del 14 novembre in cui l'Unione degli Universitari, insieme ai tanti studenti che hanno fatto questa richiesta attraverso democratiche e partecipatissime assemblee, scenderà in piazza a fianco dei sindacati universitari in una grande manifestazione. Noi non ci fermeremo, l'On. Silvio Berlusconi non riuscirà con queste minacce a farci stare zitti...se vuole rovinare ancora di più l'immagine che l'Italia ha agli occhi del mondo, può anche picchiarci tutti!

Federica Musetta*,

Aprile 22 ottobre 2008, 20:24
*Coordinatore Nazionale - Unione degli Universitari

Federconsumatori Mascalucia/2

SECONDA VITTORIA IN DUE GIORNI !!!!!!!!
ANCHE LA VI COMMISSIONE TRIBUTARIA DI CATANIA ACCOGLIE IL PRIMO DEI 60 RICORSI DI NOSTRI SOCI CONTRO L'INCOMPETENZA DELLA SIMETO AMBIENTE A DETERMINARE LA TARIFFA PRESENTATI NEGLI SCORSI MESI DI FEBBRAIO E MARZO.
LA PROSSIMA SETTIMANA LEGGEREMO LA SENTENZA.
-- FEDERCONSUMATORI MASCALUCIA

mercoledì 22 ottobre 2008

ASSEMBLEA STUDENTI.

DOMANI ORE 9:30 FACOLTA' DI LETTERE ASSEMBLEA DI TUTTI GLI STUDENTI. LEGGE 133/08: LO SMANTELLAMENTO DEL' UNIVERSITA' PUBBLICA.

L’approvazione del DL n. 112, divenuto, con la conversione, la Legge n. 133/08, ha segnato un solco nella storia dell’Università italiana. Si esprimono forti dubbi sulla legittimità dell’iterlegislativo rapido, di norma concesso per le disposizioni urgenti, per una legge che, per quanto riguarda l’Università, mira a scardinarne il carattere pubblico e a stravolgerne il sistema.
1. L’art. 16 fornisce la possibilità agli Atenei di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato. Questa“possibilità” diventa un “invito” con tutte le agevolazioni tributarie ed economiche contenute e diventa una “costrizione” con i tagli ingenti previsti fino al 2013, che arrivano ad 1.441.500 €. Le Università diventeranno fondazioni in cui conteranno solo le scelte dei finanziatori e degli amministratori, sia nella didattica che nella ricerca, sotto la “vigilanza” del Ministro dell’Università e del Ministro delle Finanze.
Si chiede pertanto l’abrogazione di tale articolo che rischia di cancellare l’istituzione dell’Università Pubblica, di cancellare l’insegnamento libero, di cancellare la concezione dello studio come un diritto e per trasformarlo in una concessione di un privato.
2. A causa della limitazione delle assunzioni del personale a tempo indeterminato al 20% dei pensionamenti (viene assunto un professore ogni 5che ne vanno in pensione) contenuto nell’art. 66, i numeri chiusi verranno istituiti nella maggior parte dei nostri Corsi di Laurea per rispettare il rapporto docenti/studenti dei 'Requisiti necessari', e il Diritto allo Studio, cosi come il rispetto dell’Articolo 33 della Costituzione Italiana,diventerà un semplice optional. La conseguenza più incombente per chi frequenta già un corso di laurea triennale è il numero chiuso per accedere alla magistrale (specialistica). Per chi invece frequenta un corso di laurea magistrale e intende dedicarsi alla ricerca la conseguenza è una strada sbarrata dai troppi ricercatori rimasti in posizione precaria per il blocco delle assunzioni.
3. Con la riduzione del fondo di finanziamento per le spese di funzionamento degli Atenei, sempre nell’art. 66,riduzione che in 5 anni è di 1.441.500.000 €, le Università saranno costrette ad aumentare le tasse in maniera incontrollabile e a ridurre i servizi agli studenti per chiudere il bilancio in pareggio, poi a trasformarsi in fondazioni private cercando finanziatori esterni. Nel momento in cui saranno fondazioni private i finanziamenti pubblici saranno solo una parvenza, non ci saranno più vincoli di legge, non più didattica e ricerca svincolate da logiche di mercato e di potere, non più qualità, non più diritti.
Chiediamo l’abrogazione dell’art.66 che porterà gli Atenei a dividersi tra coloro che riusciranno a percepire finanziamenti privati e coloro che invece dovranno accontentarsi di finanziamenti pubblici ogni anno più ridotti diventando Atenei di serie “C”,tra coloro che discrimineranno gli studenti con tasse incontrollabili e coloro che discrimineranno gli studenti con numeri chiusi per accedere ad Atenei con didattica e servizi ridotti all’osso, tra coloro che avranno didattica e ricerca vincolate alle scelte dei finanziatori e coloro che avranno didattica e ricerca libere ma non i soldi per portarla avanti.

L’Università e la Ricerca sono il futuro diquesto Paese.
L’Università deve essere pubblica. L’insegnamento deve essere libero.
L’Università deve essere di qualità.
Tutti devono avere la possibilità di accedere ai più alti gradi dell’istruzione, senza numeri chiusi e aiutati da un adeguato sistema di diritto allo studio.
Inviato da Luca Tasinato

Federconsumatori MAscalucia/COMUNICATO STAMPA DEL 22 OTTOBRE 2008 - VINTO IL PRIMO RICORSO CONTRO LA TIA PRESSO IL GIUDICE DI PACE

E' DI OGGI, MERCOLEDI' 22 OTTOBRE 2008, LA PRIMA SENTENZA EMESSA DAL GIUDICE DI PACE DI MASCALUCIA, IN ACCOGLIMENTO DEL RICORSO DI UN CITTADINO DI TREMESTIERI ETNEO PRESENTATO IN AUTODIFESA - SOTTO LA REGIA DI FEDERCONSUMATORI MASCALUCIA - CHE ANNULLA, PER INCOMPETENZA ASSOLUTA SULLA TARIFFAZIONE, UNA FATTURA DI CONGUAGLIO TIA 2004/2005 EMESSA DALLA SIMETO AMBIENTE.
DOMANI, PUBBLICO IL DISPOSITIVO DELLA SENTENZA.

martedì 21 ottobre 2008

Democrazia putrefatta/1


Cammino per le strade di Tremestieri Etneo. Da mesi i rifiuti sono parte integrante del paesaggio. I cassonetti sono letteralmente coperti dai sacchi della spazzatura… si tratta di quegli stessi cassonetti che a detta del sindaco Basile avrebbero dovuto rilanciare la raccolta differenziata. Il sistema degli ATO è allo sfascio. E’ uno dei più grossi fallimenti della politica in questo millennio. Immagino a cosa possono pensare i turisti in giro per la valle del Simeto e per i comuni pedemontani etnei.
Per i bambini dell’età di mia figlia, sembrerà naturale, se continua così, vedere montagne di rifiuti ad ogni angolo di strada.
Non c’è indignazione. La gente passa. Si tura il naso e va avanti. Non quando vota. Montanelli votava la merda turandosi il naso. Oggi gli elettori votano la merda e la mangiano al posto della ricotta dentro una squisita cialda di cannoli siciliani. Tutti sono invitati alla premiata pasticceria ‘U zu Totò & don Raffaele’. A proposito di Vasa Vasa, l’africano. Mi sono veramente commosso nel vedere la foto pubblicata dal Corriere della Sera che ritraeva il leader della DC di un Paese africano (non ricordo più quale) con Vasa Vasa e Cappiddazzu (alias compagno Mirello Crisafulli). Mi ha commosso capire come siano cosa nostra (di noi siciliani) l’internazionalismo, il terzomondismo e lo spirito bipartisan.
Decisamente, l’immagine del terzo millennio è fatta di merda e rifiuti putrefatti. Un ritorno al medioevo. Nessuno è indignato, nessuno protesta, nessuno si ribella. Mediovevo prossimo venturo. Benedetto XVI va a Pompei (Campania dove la camorra minaccia di morte uno scrittore, così come hanno già fatto gli imam iranianiani) e cosa fa? Attacca l’anticlericalismo, male assoluto (insieme al relativismo) del nostro secolo. Ma nessuno se ne accorge. Ascolto la notizia per radio e non posso fare a meno di ricordare una scena di Johnny Stecchino in cui l’autista del taxi dopo avere fatto una apologia di Palermo, conclude dicendo che però quella terra ha un male terrificante che la rode e la mina al suo interno… il traffico ovviamente. Certo ce lo vedo Nazinger (pardon errore di battitura) che fa l’autista del taxi.
Medioevo. I credenti saranno felici di ritrovarsi in chiesa la messa in latino e forse presto anche il Sant’uffizio tornerà di moda… Ma soprattutto avremo nuovamente gli Stati Vaticani dalle Alpi a Lampedusa. Sarà vietato abortire, divorziare, scopare utilizzando posizioni diverse dalla missionaria e con l’obbligo della procreazione (tanto gli stipendi consentono a tutti di avere decine di figli). I gay saranno condannati alla lapidazione… e siccome sono tutti senza peccati… già oggi che ci si può rifare chirurgicamente una verginità in senso letterale, cioè in senso fisico, perché in senso morale non è più necessario nemmeno rifarsela la verginità… ma meglio interrompere questo argomento che potrebbe farci scivolare con facilità in pessime cadute di stile scurrili.
I gay e i laici(sti) saranno condannati al rogo. Tutto il potere al clero, ad eccezione dei padri comboliani che avendo la pretesa di sventolare l’odiosa bandiera iridata della pace, hanno gettato la maschera mostrando di essere degli sporchi comunisti. Ma tanto, finalmente, lasciatemelo dire, sono felice che i comunisti siano stati cancellati in parlamento (è forse una citazione? Ogni riferimento a fatti o persone realmente esisttiti (non) è puramente casuale).
Potere e potere spirituale e potere… temporale… piove governo ladro…
E’ bello leggere i giornali e guardare la televisione per capire come vanno le cose in questo maledetto assurdo Bel Paese. Si scopre che la CGIL (che è una grossa Holding finanziaria!!!) stava per essere responsabile del fallimento della nostra compagnia di bandiera (c’è qualcuno che ricorda gli stipendi faraonici degli amministratori delegati di questa compagnia?). Inoltre ovviamente difende i fannulloni che non amano fare lo straordinario-ordinario; scopriamo che il più grande e antico sindacato italiano difende quel covo di scioperati ex-sessantottini, eversivi ed ignoranti a cui affidiamo l’istruzione dei nostri figli (certo la severità ed il sadismo delle suore è indiscutibilmente migliore). Impariamo a conoscere i tanti innumerevoli mali di cui questi lavativi e sporchi sindacalisti, sono responsabili.
Ma la scuola fa schifo è vero ed anche la sanità. Continuiamo ad elargire milioni di euro alle strutture private e smantelliamo il sistema pubblico. Tanto il socialismo è stato messo in soffitta pieno di polvere e di muffa… tranne quando bisogna sostenere le banche!
E la saggezza e l’acume politico della destra lo si può vedere ovunque, ma su internet ho trovato una chicca strepitosa. Un tizio commentava una puntata di Ulisse in cui si era parlato delle opere dell’ingegnere Eiffel (la famosa ed omonima torre e l’altrettanto famosa statua della libertà). In quella trasmissione si diceva che la Torre è stata costruita senza ke morisse nessun operaio e che la Statua è stata costruita con il sangue ed il sudore (le parole sono mie) di tanti operai immigrati italiani sfruttati miserevolmente. Il simpaticissimo camerata traduceva questi concetti nel modo seguente: i comunisti (Alberto e Piero Angela), fanno propaganda politica anche quando non si parla di politica. Perché? Ovvio: il riferimento al fatto che non ci siano stati morti nella costruzione della Tour Eiffel, era un’accusa di assassinio fatta alle nostre imprese (escusazio non petita accusazio manifesta… mi pare… non ho studiato il latino). Il riferimento ai nostri immigrati sfruttati era una stilettata alla lega condita dal solito e stucchevole antiamericanismo (già, immaginate anke voi i due Angela bruciare una bandiera a stelle e striscie mentre cantano Jenkie go home?).
Cammini per strada e vedi intolleranza. La destra governa perché asseconda il ventre molle e pieno di escrementi della nostra società. Ho letto un avviso affisso accanto al portone di un elegante palazzo signorile al centro di Catania: è severamente vietato l’ingresso a coloro che distribuiscono posta pubblicitaria. Vabbè, lasciando perdere il fatto che tanti ragazzi lavorano tutto il giorno camminando come i pazzi per quattro soldi, questo è un segno dell’intolleranza dei nostri tempi: nessuno deve entrare nel mio fantastico mondo e rompere i coglioni; quanta marmaglia c’è oggi per le strade: venditori ambulanti, lavavetri, zingari… Mussolini si che sapeva come trattare sta gentaglia! Ed a proposito di intolleranza e razzismo e modernità: mentre stiamo per ripristinare i lager-manicomio (è finito anche il tempo del comunista Basaglia), creiamo le classi differenziali per bambini extracomunitari. Ho abbastanza anni da ricordare le classi differenziali per bambini con problemi mentali. Li chiamavamo i malati ed avevamo paura di loro. Domani mia figlia che all’asilo ha diversi compagnetti extracomunitari dovrà avere paura di chi ha un’etnia differente? E’ veramente triste!
Ma lasciatemi concludere (provvisoriamente) con una considerazione su un menestrello del potere. Ho parlato di potere temporale e potere spirituale. Ora esiste un serio e preparato uomo di scienza (e siamo tutti onorati di averlo come espressione del popolo siciliano) che sa essere un bravo menestrello a servizio di entrambi i poteri: un tale Zichichi. Lasciamo perdere la sua dubbia onestà intellettuale di chi non sa o non vuole evitare sconfinamenti della religione nella scienza. Ho letto un articolo illuminante (non illuminista per carità che queste parole offensive non bisogna utilizzarle più) in cui il noto scienziato spiegava che il governo italiano fa bene a rifiutare le misure in difesa del clima. Infatti – sosteneva – non ci sono basi scientifiche a sostegno dell’azione dell’uomo sui mutamenti climatici, che la CO2 serve alle piante e che l’effetto serra non esiste. Difendere il clima dall’inquinamento è assolutamente antiscientifico!

E la primavera tarda ad arrivare…

domenica 19 ottobre 2008

LA TARIFFA DEPURAZIONE ACQUE NON SI PAGA PIU’

FEDERCONSUMATORI dichiara: è una vittoria del diritto e della legalità

La riscossione della tariffa depurazione acque è illegittima dove manca la rete fognaria: così ha deciso la Suprema Corte, nella sentenza che dichiara incostituzionale l’articolo 155 del Codice Ambientale (D. Lgs. 152/96).

Tutto era iniziato con un’ordinanza del Giudice di Pace di Gragnano il quale, nel 2007, aveva sollevato una questione di legittimità costituzionale sull’art. 14 della legge Galli (L. 36/94), legge che riorganizzava il servizio idrico ed introduceva la tariffa di depurazione delle acque, poi riaffermato dall’art. 155 del Codice Ambientale (D. Lgs. 152/06). Tali articoli prevedevano che “…la quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione è dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi…”. Nel provvedimento giudiziario venivano ribaditi i principi della nostra Carta Costituzionale – richiamati gli artt. 2, 3, 32, 41, 97 che collocano il cittadino come fulcro della vita democratica, libero da “forme di potere arbitrario e persecutorio” – quali punta di diamante della causa civile intentata da un utente campano nei confronti della società idrica che, nonostante la mancanza di rete fognaria pubblica, gli aveva imposto il pagamento della tariffa.
Il dubbio del giudice è arrivato così alla Corte Costituzionale la quale, con un’attenta disanima degli enunciati, si è espressa in questi giorni in maniera precisa ed ineluttabile ed ha dichiarato illegittimi costituzionalmente (sentenza n. 335 dello scorso 8 ottobre) sia l’art. 14, comma 1 della Legge Galli, che l’art. 155, comma 1, primo periodo del Codice Ambientale, emanato nel 2006 dall’allora Ministro Matteoli - decreto legislativo che per la sua bruttezza d’impianto rimane, ad oggi, inapplicabile.
E’ una grande vittoria del diritto e del principio di legalità, che vanno tutte a favore del cittadino: è quanto affermiamo noi di FEDERCONSUMATORI Mascalucia, che da oltre sei mesi lavoriamo in prima linea per affermare questa linea di principio, e ci riteniamo pienamente soddisfatti del lavoro dei giudici costituzionali. In effetti aspettavamo che arrivasse un autorevole pronunciamento sulla questione tariffe di depurazione delle acque e siamo d’accordo sulle espressioni contenute nella sentenza, in particolare quando viene riscontrata la palese violazione dell’art. 3 della Costituzione perché “… imponendo irragionevolmente agli utenti di versare la quota di tariffa servizio di fognatura e depurazione anche in mancanza del servizio stesso, [questa] determina una discriminazione dei cittadini che versano la tariffa senza usufruire del servizio di depurazione, rispetto a coloro che versano la tariffa e si giovano del servizio…” e dell’art. 97 perché viene imposta “…ai cittadini una sorta di tassa sine titulo la cui finalizzazione ad una futura esecuzione degli impianti appare generica e astratta…”.
Scendendo nel particolare, la recente sentenza pone per sempre la parola fine alla diatriba aperta da FEDERCONSUMATORI Mascalucia con la SpA Acque Carcaci del Fasano che, nei mesi scorsi, aveva tentato (indebitamente anche perché non possiede le autorizzazioni previste dalla normativa) di attivare la fatturazione della famigerata tariffa nonostante mancassero, nei comuni serviti dalla Società, le reti fognarie pubbliche. La sezione di Mascalucia aveva inoltrato, nelle scorse settimane, anche richiesta ufficiale all’Autorità d’Ambito Catania 2 Acque per l’accesso agli atti e riscontrare la eventuale legittimità sulla riscossione della tariffa per le società SIDRA e Acque Casalotto, che già da tempo la incassano.
Il bel castello di carte fondato sulla illegittimità ora è caduto rovinosamente: agli utenti dei comuni dove manca la rete fognaria pubblica, e senza possibilità alcuna di replica, le società idriche interessate saranno costrette a sospendere la fatturazione della tariffa e restituire quanto indebitamente sottratto loro.


FEDERCONSUMATORI MASCALUCIA

domenica 12 ottobre 2008

Firme e cortei contro Lodo e governo

Il corteo di Prc, Verdi, Sd e Pdci: "Siamo 300 mila". Ferrero (Prc): "Oggi è la fine della ritirata"Il Guardasigilli pronto a difendere "anche in piazza" la legge che porta il suo nomedi CLAUDIA FUSANI
ROMA - Bisognerebbe guardarla dall'alto, oggi, Roma, con microfoni lunghi che arrivano giù, fino in fondo, in terra, tra i sanpietrini di piazza della Repubblica intorno alle 14 quando si riunisce il popolo della sinistra che riparte in marcia, insieme ma non unito. O in piazza Navona dove dalle 11 del mattino sotto sette gazebo con le bandiere dell'Italia dei valori i volontari raccolgono le firme contro il lodo Alfano. Bisognerebbe guardarla dall'alto, sempre con microfoni lunghi e potenti, per ascoltare tutte le voci e capire il significato di un giornata come questa, 11 ottobre, tra le forze di opposizione di questo paese. Parlamentari ed extraparlamentari. La fotografia dall'alto dice una cosa molto chiara: l'opposizione c'è, anche senza Pd; c'è la sinistra radicale, ed è numerosa e piena di voci anche se afona in Parlamento - e questo è qualcosa che fa anche venire un po' di brividi - non sa ancora bene, però, dove andare e come aggregarsi. Trecentomila da tutta Italia (ventimila dirà la questura) si sono mossi in corteo con le bandiere rosse e i cori di "Bella Ciao" da piazza della Repubblica fino alla Bocca della Verità, una piazza troppo piccola per contenerli tutti. Oltre 30 mila persone hanno firmato per il referendum abrogativo del lodo Alfano in piazza Navona e 250 mila in tutta Italia in 665 piazze. Tanti, tantissimi, con una piattaforma condivisa: sì alla legalità; no alla "dittatura dolce, da Bagaglino" con cui in pochi mesi "Berlusconi e questa maggioranza stanno occupando il Parlamento e il luoghi della democrazia" (Di Pietro). Uniti, quindi, dall'antiberlusconismo. Ma divisi su quasi tutto il resto: dove andare. E soprattutto con chi.
La sinistra antagonista. Con un tam tam quasi clandestino, oscurati dalle notizie della settimana sulla crisi finanziaria, della manifestazione organizzata oggi si sapeva poco o nulla. E pochi, alla vigilia, avrebbero scommesso sulla sua riuscita. E invece il popolo della sinistra ha risposto, numeroso, compatto, anche se preoccupato, teso. E' stato un corteo per certi versi triste. "L'opposizione è nelle nostre mani, un'altra politica per un'altra Italia" recita lo slogan della manifestazione. Ma sembrano lontani i tempi delle gioiose fantasie di funamboli, artisti di strada e carri musicali che per anni hanno caratterizzato la sinistra in piazza. Oggi prevale la preoccupazione, la paura della povertà, la certezza di arrivare a mala pena a fine mese. La rabbia contro la riforma della scuola. Margherita ha 2 anni, il ciuccio in bocca, il babbo la porta in giro rigorosamente sul passeggino dove sono attaccati un sacco di cartelli che parlano per lei: "Mi spiace tanto per i grandi, non hanno più la sinistra"; "Ho due anni, io posso essere egoista"; "Che schifo di scuola mi fate fare". Una ragazza ha realizzato un curioso collage con le facce di Berlusconi, Calderoli, Bossi, Gelmini e la scritta: "Proteggiamo gli scolari dai razzisti e dai somari". Uno striscione in arrivo dalla Toscana recita: "Sì al dialogo? Ma vaffanc...". Molte magliette, firmate Pdci, dicono: "Contro Berlusconi, legitittma difesa". Fin qui il popolo in marcia, unito dalle bandiere rosse, dai pugni alzati e dai cori "Bella Ciao". Molto meno uniti sono i leader politici di questo popolo. L'Arcobaleno non c'è più, bocciato dalle urne del 13 aprile. Loro, i leader di Pdci, Rifondazione, Verdi, ci sono sempre ma non è ancora chiaro cosa faranno. Restano distanti nei luoghi: Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione apre il corteo. Nichi Vendola, sconfitto per due voti dal congresso, è parecchie centinaia di metri più indietro con Franco Giordano, Gennaro Migliore, Elettra Deiana. "Da oggi la sinistra rimette la testa fuori, oggi segna la fine della ritirata, è il punto di svolta" dice Ferrero che in realtà ha un sacco di guai all'interno del partito e della stessa maggioranza che lo sostiene. A chi parla Ferrero? Diliberto, che alla fine non salirà apposta neppure sul palco perché L'Arcobaleno non esiste più, la mette così: "Dieci anni fa, era l'11 ottobre 1998, abbiamo fatto la scissione con Rifondazione. Oggi, dieci anni dopo, siamo pronti a unirci di nuovo". La grande casa comunista sotto la falce e il martello, ci mette dentro anche Ferrando (Pcli) e Sinistra critica. La disegna da luglio, Diliberto. Ferrero, però, non ha ancora preso la penna in mano. Nichi Vendola tiene oggi a battesimo, "nella culla di questa manifestazione, l'associazione politica culturale "Per la sinistra". Livia Turco e Vincenzo Vita, a sinistra nel Pd, lo salutano dal marcipiede di via Cavour, immagine che può dire tante cose: in fondo è al Pd che quella parte di Rifondazione deve guardare. Insieme a Claudio Fava e alla Sinistra democratica: c'entrano più poco o nulla loro con i comunisti. "Una parola indicibile" ha detto una settimana fa Bertinotti. Lo ha ripetuto oggi, marciando a braccetto di Sandro Curzi. "Ci siamo" dice l'ex presidente della Camera che indica quasi al corteo la sua nuova missione: "In questo deserto dei tempi l'importante è tornare protagonisti". Di Pietro: "Resistere, resistere, resistere". Due manifestazioni distinte ma unite. La sinistra antagonista raccoglie oltre tremila firme contro il lodo Alfano. Le persone vagano da una piazza all'altra, da una manifestazione all'altra, le sentono loro, entrambe. Il ministro Alfano, dalla Sicilia, promette, che "andrà anche lui in piazza a difendere una legge giusta". Di Pietro, che in piazza Navona è il padrone di casa oltre che il protagonista, organizza un happening molto più soft rispetto a quella dell'8 luglio che portò al culmine la distanza con il Pd. Oggi è diverso: "Salutiamo tutte le piazze che oggi si sono riempite contro il lodo Alfano". E al Pd l'ex pm tende entrambi le mani: "Il 25 ottobre saremo in piazza con il Pd, le manifestazioni si fanno contro il governo che non deve raccontarci balle. Noi stiamo con chi si oppone a questo esecutivo che costringe i cittadini a essere sudditi". Dalla piazza salgono applusi, applausi e applausi. E lui, citando Borrelli, il suo procuratore ai tempi di Mani Pulite, insiste: "Noi dobbiamo tutti insieme resistere, resistere, resistere. Almeno provarci a non farci fregare. A fare fronte comune contro la dittatura del Bagaglino". Qua e là nella piazza c'è molto Pd. Con Gawronski, membro dell'assemblea costituente, Di Pietro va a firmare per il referendum. "Questa volta non mi faccio fregare da Berlusconi che è un furbacchione, questa volta non riuscirà a dividere l'opposizione". Che tornando a guardarla, sempre dall'alto, alla fine di questa giornata, sembra vastissima. Pur mancando il grosso del Pd.
La Repubblica 11 ottobre 2008

Comiso, scontro sul nome dello scalo

ROMA - E' scontro a Comiso sul nome dell'aeroporto: Pio La Torre o Vincenzo Magliocco. La guerra tra vecchia e nuova giunta comunale ha provocato vivaci polemiche e prese di posizione, compresa quella del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenuto con un messaggio a sostegno del ricordo di Pio La Torre, in occasione della manifestazione dedicata all'esponente politico vittima della mafia, alla presenza del leader del Pd Walter Veltroni. La manifestazione, a cui hanno partecipato oltre duemila persone, è stata organizzata per intitolare l'aeroporto a Pio La Torre contro la decisione del sindaco, Giuseppe Alfano (An), che lo ha nuovamente dedicato al generale Vincenzo Magliocco. La precedente giunta comunale aveva infatti deciso di intitolare lo scalo al segretario del Pci siciliano che si batté per la smilitarizzazione della base Nato e fu ucciso dalla mafia nel 1982. Ma il nuovo sindaco ha cancellato la delibera e ha ripristinato per l'aeroporto il vecchio nome. "La scelta di Comiso consente di richiamare in un luogo appropriato l'impegno politico e sociale dell'onorevole La Torre, appassionatamente schierato a favore della pace e della distensione internazionale, e al tempo stesso per il progresso economico, sociale e civile della Sicilia" ha affermato Giorgio Napolitano in un messaggio al presidente del "Centro studi e di iniziative culturali Pio La Torre", Vito Lo Monaco. "Le sue battaglie raccolsero un vasto consenso popolare" ha aggiunto il Capo dello Stato, "e lo esposero alle minacce della mafia, di cui cadde vittima in un sanguinoso agguato che mirava a far tacere la sua voce e bloccare il processo di rinnovamento e di sviluppo dell'isola. Tuttavia la sua testimonianza non fu vana: essa divenne patrimonio generale del popolo siciliano e favorì la nascita di un comune sentire e di movimenti unitari che hanno rinsaldato la trama della democrazia".
Il circolo territoriale di Alleanza nazionale di Comiso ha difeso la scelta del sindaco e ha riconfermato "la piena approvazione della decisione della giunta comunale di restituire all'aeroporto l'intitolazione al generale Vincenzo Magliocco, (insignito, non si dimentichi, di una medaglia d'oro, due d'argento e una di bronzo)". Ieri il sindaco di Comiso aveva invitato Veltroni a un confronto per illustrargli sia le ragioni che hanno indotto l'amministrazione comunale a tornare a intitolare al generale Magliocco l'aeroporto, sia le contestuali iniziative programmate dal comune per onorare la memoria di Pio La Torre. Ma il leader del Pd ha fatto sapere che è disponibile all'incontro solo nel momento in cui il sindaco ripristinerà l'intitolazione dell'aeroporto a La Torre. Veltroni oggi era a Comiso alla manifestazione, insieme a Fabio Mussi per le sinistre e a Beppe Giulietti dell'Italia dei valori. "La lotta alla mafia non è di una parte, deve impegnare tutti. E' impensabile - ha detto Veltroni - che un sindaco sulla base di sondaggi abbia deciso di cancellare il nome di un uomo che ha perduto la sua vita per combattere la mafia. Questo la dice tutta sull'Italia di oggi e la dice tutta su chi governa questo comune e non solo". E ancora: "Chi fa il sindaco, indossa la fascia tricolore, ha il dovere di rappresentare tutti i cittadini, anche quelli che non lo hanno votato. Che facciamo cambiamo i nomi delle strade in base a chi vince le elezioni? Questo sarebbe un regime, ma per fortuna in Italia non siamo in un regime. In Italia c'è ancora la democrazia".
La Repubblica 11 ottobre 2008

giovedì 9 ottobre 2008

Sulle strade ancora rifiuti

Emergenza. Situazione critica in alcune zone di Mascalucia, Tremestieri e San Giovanni la Punta
Contro l’emergenza rifiuti, continua la raccolta di immondizia sulle strade dell’hinterland etneo, a la situazione resta ancora molto difficile. Intere strade dell’hinterland sono tuttora invase dalla spazzatura e, in alcuni casi, i cumuli di rifiuti superano gli stessi cassonetti.
Nei giorni di protesta degli operatori ecologici l’immondizia si è talmente accumulata che occorreranno diversi giorni perché le strade ritornino pulite. In particolare, la situazione è insostenibile a Mascalucia, a Tremestieri e in alcune zone periferiche di San Giovanni la Punta, laddove cresce anche l’allarme igienico-sanitario.
«Bisogna far presto - lamentano alcuni residenti di Trappeto, popolosa frazione puntese - le nostre strade da giorni sono invase da sacchetti in putrefazione».
In via della Regione, nei giorni scorsi alcune persone, rimaste ignote, hanno incendiato i rifiuti accumulati per le stradee alcuni cassonetti. A Mascalucia la situazione è particolarmente critica in alcune zone, quelle con la maggior concentrazione di cassonetti, come all’ingresso della città e negli slarghi delle strade della periferia. Le piccole discariche a cielo aperto ovviamente sono in aumento e non basta l’azione repressiva adottata dalla polizia municipale per far fronte a tale fenomeno.
C’è nell’aria, comunque, grande incertezza per il futuro, nonostante sia ripreso - anche se a rilento - il servizio di raccolta da parte degli operatori ecologici. Il sindaco di Tremestieri, Nino Basile, rassicura intanto la popolazione che i rifiuti saranno eliminati in brevissimo tempo su tutto il territorio.
CARMELO DI MAURO
La Sicilia 09/10

domenica 5 ottobre 2008

Rifiuti, sospeso lo sciopero

Tremestieri. Il sindaco Basile: «Con il bilancio, pagheremo gli stipendi

Si avvia alla normalizzazione l’emergenza rifiuti sul territorio di Tremestieri Etneo. Dopo lo stato di agitazione che dura da diversi giorni, i lavoratori della ditta «Gesenu« (che fa parte del Connsorzio Simco), impresa che si occupa dello smaltimento della spazzatura, hanno sospeso lo sciopero. La ripresa dell’attività dei netturbini è stata determinata dalla promessa del sindaco, Antonino Basile, a farsi carico delle spese nei mesi a venire. «Dopo le tante riunioni che hanno coinvolto tutti i sindaci dell’Ato Simeto Ambiente e il vertice tenuto a Palermo nei giorni scorsi in presenza del direttore emergenza rifiuti e nonostante l’impossibilità da parte nostra a poter pagare perché ancora non è stato approvato il bilancio - ha dichiarato il primo cittadino - abbiamo deciso di impegnarci a liquidare noi le mensilità future, considerato che la Provincia, assieme ad altri Comuni, hanno provveduto a pagare quelle già scadute. Tengo a precisare che il nostro Comune ha versato all’Ato circa 4 milioni di euro con una vana promessa di restituzione. Ricordo questa somma è denaro sottratto ai nostri concittadini, che pagano regolarmente le tasse sui rifiuti; infatti i nostri utenti versano all’Ato la percentuale alta riferita al pagamento delle bollette e la nostra amministrazione deve ulteriormente soccombere con altre somme ». Intanto la situazione rimane indefinita. Resta la promessa da parte del presidente dell’ Ato di una convocazione cda che dovrebbe delegare la riscossione delle fatture nuovamente ai Comuni, nonché dare maggiori poteri di controllo agli stessi sul servizio svolto dalle società affidatarie (consorzio Simco). sindaci dell’hinterland restano in allerta per gli eventuali sviluppi della vicenda.

La Sicilia 05 ottobre

Montagne di rifiuti da rimuovere

I netturbini sono tornati al lavoro ma saranno necessari interventi straordinari
Si comincia a ripulire. Da ieri mattina sono tornati al lavoro a pieno ritmo gli operatori ecologici nei Comuni gestiti dalla Simeto-Ambiente. Lavori straordinari per i dipendenti del Consorzio Simco, alle prese con montagne di rifiuti, in ogni angolo delle città. Al lavoro anche mezzi meccanici per spalare le migliaia di chili di rifiuti.
A Paternò per i netturbini non sono bastate neanche le ore di straordinario (i dipendenti del Consorzio Simco sono rimasti al lavoro fino a poco dopo le ore 13 di ieri mattina), per far ritornare pulita la città. Sono sicuramente necessari altri interventi straordinari per il ripristino
della situazione, a cominciare dal cambio degli oltre 100 cassonetti, dati alle fiamme, solo a Paternò. Ed intanto, ieri pomeriggio, i sindaci dei diciotto Comuni sono stati convocati a Palermo, dal presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, per discutere della questione.
"Ancora una volta rimango deluso visto che attendevamo il presidente Lombardo - afferma il sindaco, Pippo Failla - che non è, invece, arrivato. Eravamo speranzosi di poter discutere della problematica rifiuti visto che probabilmente a breve si ripeterà". Dalla riunione, in pratica un nulla di fatto. "Da parte di alcuni sindaci è arrivata la proposta di far passare il servizio di accertamento e riscossione della Tia ai Comuni. Alle Amministrazioni dovrebbe passare anche l’approvazione dei ruoli e delle tariffe. Un’operazione che non mi trova d’accordo. In questo momento transitorio, modificare il percorso già in atto, creerebbe ancora più confusione".
Intanto il sindaco di Biancavilla, Pippo Glorioso, risponde alla Destra-Alleanza Siciliana, che in un comunicato ha parlato di emergenza rifiuti soprattutto ad Adrano, Biancavilla e Paternò. "A Biancavilla non c’è nessuna emergenza - risponde il primo cittadino - La nostra città è perfettamente pulita già da qualche giorno, da quando cioè ho firmato la prima ordinanza". Ed in un comunicato, il coordinamento del Pd dei 18 Comuni gestiti dalla Simeto-Ambiente, evidenzia: "Mentre la magistratura interviene, aprendo un’indagine conoscitiva sulla gestione della Simeto Ambiente e sul comportamento della stessa durante le ultime elezioni, sembra attuarsi una pausa solo per le continue trasfusioni di denaro da parte dei Comuni e ora della Provincia Regionale (intervento più che doveroso, a questo punto e sollecitato - da mesi - dal nostro coordinamento). Ma il problema non è per nulla risolto. Tutti sono più disorientati che mai: i sindaci a cui si chiede molto ed a cui non si dà alcun reale potere; i cittadini che non si raccapezzano se ormai le vertiginose bollette illegittime vanno pagate così come sono; gli stessi lavoratori, tenuti sempre in coda".
Intanto i Consigli comunali convocano riunioni straordinarie e urgenti per trattare l’argomento. A Paternò (riunitosi giovedì sera) è seguito il consiglio comunale di Santa Maria di Licodia, in aula ieri sera. Per i Comuni si tratta di un momento non facile, viste le ingenti spese alle quali sono costretti per coprire le spese degli stipendi dei lavoratori e per pagare la discarica di Motta Sant’Anastasia fino al prossimo 15 ottobre. E qui si pone il primo, inquietante interrogativo. Cosa
accadrà il 16 ottobre se i fondi il 15 non saranno disponibili?
MARY SOTTILE
La Sicilia 04 ottobre