giovedì 10 dicembre 2009

Crisi, Lombardo rompe con il Pdl

La maggioranza di centrodestra non c'è più. Cambiano gli equilibri all'Assemblea regionale siciliana dopo la seduta di ieri sera. Mezzo Pdl, da tempo in conflitto con il governatore Raffaele Lombardo, è pronto a uscire dalla giunta, mentre il Pd è disposto a sostenere dall'esterno il nuovo esecutivo che il presidente autonomista formerà entro la fine dell'anno.L'addio alla maggioranza è stato annunciato dai berlusconiani che fanno capo al coordinatore regionale Giuseppe Castiglione e più in generale all'asse Alfano-Schifani, dopo che ieri notte in aula è stato approvato un ordine del giorno nel quale da un lato si assicurano fiducia e sostengo pieno nell'operato del governatore e dall'altro si condanna in comportamento assunto negli ultimi mesi proprio da quella corrente del Popolo della libertà, accusata soprattutto di avere bocciato il documento di programmazione economica e finanziaria della Regione. L'odg è passato con 34 voti a favore, nove contrati e altrettante astensioni. «A questo punto usciamo dal governo», ha dichiarato il capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini.Ma non tutti i berlusconiani si chiamano fuori. Anzi, l'altra ala del partito, quella che all'Assemblea regionale ha recentemente fondato il gruppo Pdl Sicilia, che fa capo al sottosegretario Gianfranco Miccichè e da sempre si è dimostrata fedele alleata di Lombardo, resterà saldamente nell'esecutivo. Il Partito democratico, invece, è pronto a garantire l'appoggio esterno, anche se il segretario regionale, Giuseppe Lupo, usa parole di assoluta prudenza: "Valuteremo con attenzione i provvedimenti del governo".Un governo che però va riformato almeno per tre dodicesimi. Come annunciato dal capogruppo del Pdl Leontini, dovrebbero uscire i due assessori di area Alfano-Schifani cioè Mario Milone e Nino Beninati (nonostante quest'ultimo ieri sera abbia votato a favore dell'ordine del giorno di sostegno a Lombardo) e dovrebbe restare fuori anche Gaetano Armao, avvocato amministrativista finito nella bufera perché accusato da numerosi parlamentari di conflitto d'interessi. Nel nuovo esecutivo due posti, al momento, sono destinati a tecnici graditi al Partito democratico che però, ufficialmente, resterà fuori dalla partita.
«Lavoreremo senza odio e senza polemiche e con qualche anticipo rispetto alla data del 31 dicembre formeremo una nuova giunta», ha detto Lombardo al termine della seduta. «C'è una base che conta circa 30 deputati e che ha un programma - ha aggiunto - Ci sarà una convergenza su questo programma, che sarà realizzato nella chiarezza assoluta».Nel discorso che ha preceduto il voto dell'aula, Lombardo ha attaccato quei pezzi di maggioranza che avevano bocciato il Dpef: "E' stata - ha detto - la goccia che ha fatto traboccare il vaso, l'ultima di una serie di aggressioni". Il governatore ha anche rievocato i ripetuti tentativi "di abbatterlo". Ora Lombardo si appresta a formare la sua terza giunta da quando è stato eletto presidente della Regione siciliana.«Dalla Sicilia parte la dissoluzione del centrodestra», afferma soddisfatto il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo. «Prendiamo atto che il presidente della Regione ha utilizzato parole dure verso la sua maggioranza e sulle politiche antimeridionaliste del governo Berlusconi. E' un dato politico interessante. Noi continueremo a svolgere il nostro ruolo di opposizione responsabile, valutando il merito dei provvedimenti del governo».

"Tremestieri-bus" collegherà Canalicchio al Centro

"Tremestieri Bus" è il nuovo servizio che sarà in funzione, si prevede, prima di Natale. Il comune di Tremestieri ha appena acquistato - in leasing - un pulmino "Iveco" da 26 posti per 80 mila euro (da spalmare negli anni). Per attivare il servizio bisognerà però attendere l’autorizzazione della Regione al passaggio del mezzo a "porte chiuse" dai centri di Sant’Agata Li Battiati, San Giovani La Punta e San Gregorio, visto che dovrà attraversare questi tre Comuni per raggiungere la frazione di Canalicchio.
"Tremestieri Bus" sarà in funzione dal lunedì al venerdì. Saranno assicurate due corse nelle ore mattutine: partenza da Canalicchio e arrivo a Tremestieri centro, passando dai quartieri Immacolata e Piano dove saranno rispettate due fermate per consentire ai cittadini - rigorosamente di Tremestieri - di usufruire gratuitamente del servizio. Nel pomeriggio il pulmino
sarà utilizzato dagli anziani di Canalicchio e dei quartieri che vorranno raggiungere il Centro diurno della terza età. Successivamente il servizio sarà studiato in modo da approfittare di molte
delle coincidenze con i pullman diretti a Catania o verso i paesi etnei.
Il mezzo - che sarà guidato da un dipendente comunale - potrà essere utile il sabato e la domenica a tutte quelle associazioni sportive, culturali o di volontariato presenti nel territorio che
ne faranno richiesta.

Bocciata la proposta di mettere in liquidazione la Simeto Ambiente: «Strada rischiosa»

Uniti e d'accordo nell'analisi dei problemi, ma per il resto sindaci in ordine sparso. Non c'è un fronte comune dei primi cittadini che fanno capo all'Ato 3 Simeto Ambiente. E dopo tre ore e mezza di discussioni e interventi a ruota libera sull'emergenza rifiuti, l'unica proposta in campo, quella dei sindaci di Paternò e di Biancavilla, rispettivamente Pippo Failla e Pippo Glorioso, è stata bocciata. Non passa la linea dei due amministratori, che miravano a trascinare tutti i colleghi dei 18 centri dell'ambito territoriale a tentare la via della liquidazione coatta della Simeto Ambiente, visti i debiti superiori a 150milioni di euro. Quindi, un nulla di fatto e una spaccatura del fronte dei primi cittadini. E' quanto emerge dal vertice che ieri a Biancavilla si è tenuto su convocazione di Glorioso: su 18 sindaci, 11 presenti, mentre altri Comuni sono stati rappresentati da assessori e presidenti del Consiglio. In aula pure l'amministratore unico dell'Ato 3, Angelo Liggeri. «Quello che chiedevamo - spiega Failla - è di portare i libri contabili dell'Ato 3 al Tribunale e procedere con la liquidazione coatta per insolvenza. Sarebbe un modo per mettere un punto sull'emergenza. Con amarezza constato la mancanza di unità tra i sindaci. E' evidente: siamo scollati perché, lo capisco, non c'è certezza di un percorso chiaro».Una via - si è commentato fuori microfono, nei corridoi - tecnicamente non percorribile e pericolosamente demagogica. Un percorso, peraltro, che significherebbe, da parte dei Comuni, caricarsi, ognuno per la propria parte, tutti i debiti. «Ma almeno bloccheremmo il debito che comunque continuerà a crescere a dismisura», puntualizza il primo cittadino biancavillese, Glorioso, che in un primo momento aveva avanzato altre due proposte, di fatto non arrivate a conclusione. La prima: un maxicondono per gli anni 2004-09 con riferimento alla Tarsu 2003 come importo da fare pagare. La seconda: giungere a una risoluzione del contratto con il consorzio che ha l'incarico della raccolta rifiuti, rinegoziando il capitolato d'appalto ed escludendo quei servizi accessori materialmente non espletati che ora fanno lievitare la bolletta. Vista la diversificazione di posizioni, solo l'ipotesi di liquidazione della Simeto Ambiente è stata messa ai voti e silurata. Oltre ai proponenti, solo il sindaco di Motta Sant'Anastasia, Angelo Giuffrida, si è detto possibilista. Per il resto, un coro di no. «Non è una decisione da prendere a cuor leggero - spiega Ninella Caruso, sindaco di Misterbianco - stiamo parlando di una procedura di fallimento, dobbiamo considerare gli effetti sui cittadini: i 10 milioni che il mio Comune ha anticipato negli anni all'Ato che fine farebbero?». Analoghe perplessità da parte dei sindaci di Adrano, Pippo Ferrante, di Belpasso, Alfio Papale, di Ragalna, Mario Castro, di Tremestieri, Antonino Basile, di Gravina di Catania, Domenico Rapisarda. Perplessità, quanto meno - è stato precisato - che vanno valutate dopo un passaggio dalla Prefettura. Hanno abbandonato l'assemblea, moderata dal presidente del Consiglio, Nicola Tomasello, prima della conclusione, i sindaci di Nicolosi e Mascalucia, Antonino Borzì e Salvatore Maugeri. Alla fine, «incursione» di alcuni operatori ecologici della Dusty in servizio a Biancavilla: «Dell'anticipazione di 1000 euro promessa non abbiamo visto neanche un centesimo - precisa Marcello Mazzeo della Fit Cisl - continueremo le assemblee fino a sabato». E in serata nell'oasi ecologica di via della Montagna principio d'incendio appiccato da ignoti: per tutta la notte il sito è stato vigilato dalle forze dell'ordine.Vittorio Fiorenza

I nuovi “Miserabili

Ogni volta che nella Parigi di Victor Hugo sorgeva una nuova strada, la fogna allungava come un polipo un proprio sinuoso tentacolo, a conferma di un’inaspettata specularità tra il lerciume del sottosuolo e i fasti della superficie. I nuovi Miserabili sono, ad oggi, i 18 Comuni di A.T.O.3 che, nell’immondizia, rischiano di morire annegati. Tra questi, Misterbianco che, da un lato, imbelletta le proprie strade con nuovi orpelli toponomastici e, dall’altro, prova a guadare il gran mare di rifiuti, speculatori e cittadini imbufaliti. Da quando la raccolta dell’immondizia ha smesso di chiamarsi Tarsu e di essere corrisposta direttamente alle casse comunali, sembra essersi aperto un baratro. Con la nascita della controversa Tia, tra lo scarto quotidiano e la sua gestione si è frapposta, nutrita, tutta una serie di intermediari, dall’agenzia di riscossione, all’Ente d’ambito, ai gestori, passando per il Consorzio. E il biglietto va pagato a ogni fermata, lievitando almeno di un 40%, fino a sfilacciare quello che, un tempo, era un servizio e che, oggi, rischia di conclamarsi come vero e proprio businnes privato. Basti pensare alla determinazione della tariffa Tia che, ormai oltre il ragionevole e umile dubbio da parte dei contribuenti, ha notoriamente mostrato di essere illegittima, nella sua formulazione come nella sua riscossione. Anzi, la magagna sta già nelle parole che, qualche volta, non vengono usate (e storpiate) a caso. Infatti, la Tia non è per niente una tariffa, bensì un tributo, va determinata dai Consigli Comunali e va in prescrizione dopo 3 anni. Ebbene, gli Amministratori avrebbero dovuto ricordare questo aspetto, anziché tappezzare in questi anni le pubbliche mura, prima, di concilianti negoziazioni verso il pagamento da parte dei cittadini, poi, di vittoriosi inviti a chiedere il risarcimento del tributo. Ma la dispersione sarebbe arrivata anche oltre, cioè alla redazione di pubbliche epistole con cui il nostro Borgomastro chiedeva, addirittura, un potenziamento dello sportello del pianto, quello di via Palestro. La situazione odierna si profila delirante. L’unica tariffa che sembra essere stata determinata a norma di legge è quella del 2003, mentre rimarrebbero ingiustificabili le tariffe “creative” di Simeto Ambiente per gli anni 2004-2009. I cittadini non pagano; i sindacati chiedono la rateizzazione. Gli operatori ecologici minacciano il blocco, e attendono lo stipendio. Serit tende, lucrativa, la mano, ma l’Assessorato regionale al ramo chiede ai Consigli comunali di approvare le inapprovabili e illegali tariffe degli anni 2004-2009, brandendo l’arma del commissario ad acta. Il Consiglio Comunale misterbianchese, pavido, prende tempo, e approva un regolamento per l’applicazione della Tia, ancora come se questa dovesse davvero esistere. Altrove, nei paesi vicini, qualcuno tuona di uscire dall’Ato e qualcun altro si spoglia per protesta. Per una discarica che minaccia di chiudere la porta agli insolventi, un porticato si apre per i dannati, loro, i vessati pedemontani, che si riuniscono nella “Leaf”, associazione in difesa degli utenti Ato. E, tipicamente, si affratellano a fini difensivi i “consumatori”, non i cittadini. Salvo, beninteso, in tempo di coprifuoco e in sospensione delle garanzie costituzionali, quando lo stato dell’opera nasconde un non dichiarato stato di guerra.
Angelina De Luca

domenica 22 novembre 2009

Nasce la LEAF - Comunicato stampa


Si è costituita sabato 21 novembre l'Associazione LEAF Legalità E Ambiente "FUTURA".
Il sodalizio, voluto dai circoli del Partito Democratico della fascia pedemontana etnea, nasce dall'esigenza di istituzionalizzare il percorso fatto insieme dal Coordinamento PD per i diritti del cittadino nell'ultimo anno per affrontare, attraverso le manifestazioni in cui si è denunciata l'illegittimità della TIA determinata dalla Simeto Ambiente e con i tanti incontri con le Autorità, la fallimentare gestione rifiuti dell'ATO.
La nuova associazione - il cui simbolo è una foglia stilizzata che inscrive l'acronimo LEAF (foglia, in inglese) - continuerà il percorso già intrapreso nella lunga battaglia di legalità in difesa delle migliaia di famiglie che vivono nei 18 comuni serviti da questo Ambito Territoriale Ottimale; a questa lotta si è voluta affiancare quella a favore dell'acqua bene pubblico, che contrasta il recente provvedimento sulla privatizzazione delle risorse idriche del governo Berlusconi.
Sono intervenuti all'assemblea ed hanno partecipato al lungo dibattito preliminare l'On. Giovanni Burtone, l'On. Nino Di Guardo ed il Consigliere Provinciale Antonio Rizzo, che hanno dato il loro plauso e la loro piena disponibilità nel cooperare alle iniziative che vuole portare avanti questa emanazione del Partito Democratico catanese.
Queste le loro conclusioni: "Il PD deve necessariamente lavorare su temi di così urgente attualità che toccano ogni cittadino. Una associazione che ha già dentro competenze specifiche ed esperienze acquisite, può solo dare il meglio di sè nella elaborazione di progetti operativi da presentare ai diversi enti con cui l'associazione si dovrà confrontare, per correggere gli errori di quella politica siciliana che ha fallito su ogni fronte nello sgangherato tentativo di uscire fuori dall'emergenza rifiuti e che neanche tenta di ostacolare la privatizzazione delle risorse idriche. E questo è il concreto esempio del partito che vogliamo: un partito che opera a partire parte dalla base". L'odierna assemblea, composta da 29 soci fondatori, ha eletto i sette componenti il Consiglio Direttivo, composto da: Salvo Nicosia (PD Mascalucia), Presidente; Josè Calabro (coordinatrice PD Misterbianco), Vice presidente; Angela Saeli (vice coordinatrice PD Mascalucia), Segretario. I Consiglieri sono Maria Sciuto (coordinatrice PD Gravina), Antonino Toscano (PD Pedara), Giovanni D'Antoni (Giovani Democratici Etnei) e l'ex Consigliere Provinciale Salvatore Roccuzzo. A breve verranno nominati i componenti dei comitati scientifico, tecnico e legale, braccio operativo dell'Associazione, all'interno dei quali si preannunciano autorevoli presenze. Nei prossimi giorni, le prime uscite pubbliche della neonata associazione

“Ofelia Ambiente” : 50 famiglie a rischio per lungaggini burocratiche

Una vertenza complicata che ha del paradossale. Una realtà che non si confronta con la crisi ma che anzi, il mercato gli propone ampie prospettive di crescita e di sviluppo sul fronte occupazionale, finanziario ed economico, costretta però a chiudere e delocalizzare i propri impianti in Marocco per le lungaggini burocratiche, per interessi ambigui, e per la non assunzione di responsabilità delle istituzioni interessate. L’Ofelia ambiente (azienda di stoccaggio di rifiuti) ha 3 impianti, a Ramacca, alla zona industriale di Catania e uno a Santa Venerina. Nello specifico l’impianto di Ramacca, quello più grande, è stato sottoposto a sequestro il 29 aprile 2008 per alcune presunte violazioni in materia di ambiente (poi risultate infondate dagli esami dei rifiuti), e perché lo stesso impianto di stoccaggio ricade in zona agricola anziché in zona industriale. L’Ofelia ambiente, pur evidenziando che non esiste azienda di stoccaggio di rifiuti in Sicilia che non ricade in zona agricola (in considerazione alle leggi regionali in materia urbanistica), si è adoperata immediatamente attraverso una procedura farraginosa a richiedere il cambio di destinazione urbanistico per richiedere il dissequestro e quindi la ripresa produttiva, ha ottenuto tutte le autorizzazioni dalla Provincia Regionale di Catania, dal Comune di Ramacca, la valutazione di impatto ambientale con esito positivo. In merito alla vicenda, si sono già svolte ben 2 conferenze di servizi alla Regione Siciliana per la definizione, ma in tutte e due le occasioni, gli enti preposti, hanno disertato la riunione e quindi il Futuro di Ofelia Ambiente e dei lavoratori (fra diretti ed indiretti sono interessati a questa vicenda più di 50 addetti) rimane appeso ad una firma nei meandri della regione siciliana.
La magistratura deve fare il proprio corso attorno a tutte le vicende che ruotano attorno alla Ofelia Ambiente, noi rimaniamo fiduciosi che questa, in tempi celeri, faccia chiarezza, ma riteniamo intollerabile che per una mera condizione burocratica 50 famiglie possano rischiare il loro posto di lavoro in un momento di tale delicatezza e complessità sul piano sociale. Per questi motivi abbiamo chiesto al prefetto di intervenire nei confronti della Regione Siciliana per sbloccare definitivamente gli intoppi burocratici al fine del dissequestro e della ripresa produttiva. La salvaguardia occupazionale è priorità assoluta, chi ha responsabilità dovrà pagare, ma se l’azienda per come sembra da tutta la documentazione a noi fornita è nelle condizioni di operare, dovrà riprendere la propria attività a prescindere dalle responsabilità presunte dell’amministratore.

sabato 21 novembre 2009

NASCITA A MASCALUCIA DI UN'ASSOCIAZIONE TEMATICA SU RIFIUTI E RISORSE IDRICHE.

E’ compito di un partito di sinistra moderno e progressista che ambisce a governare sul territorio quale è il PD - avendo fatte proprie le politiche ed i criteri dello sviluppo sostenibile - centrare alcuni focus su irrinunciabili temi che sono alla base dei progetti per un futuro di vivibilità nel territorio in cui questo opera e vuole radicarsi, certo che il raggiungimento degli obiettivi prefissati inneschi quei plus necessari per il conseguimento dei suoi macro-obiettivi politici ed elettorali che si possono sintetizzare in: governo, buon governo e governabilità.
Le priorità, in fatto di vivibilità nel territorio nonché di sua tutela nell’hinterland catanese, si sintetizzano in due argomenti: rifiuti ed acqua.
Il disastroso tentativo di razionalizzazione di queste risorse, con l’avvento del d. lgs. 152/06, - il Codice Ambientale del forzista Altiero Matteoli – ha confuso ancor di più le acque nel dedalo normativo in cui già stavano rifiuti e risorse idriche. il recente decreto del governo nazionale sulla privatizzazione delle acque, le scellerate scelte dell’ex presidente Cuffaro sul territorio siciliano, nella redazione del piano straordinario dei rifiuti, nonché la mancanza di un piano coerente sulla gestione e tutela delle risorse idriche hanno portato solo confusione e conflitti nei ruoli nel “chi deve fare cosa” poiché ha innescato una commistione di gestione tra pubblico e privato, sbilanciando le scelte verso quest’ultimo; il paradosso è stato la creazione di sovrastrutture amministrative gestite con i soliti criteri dalla lottizzazione politica e dell’affarismo: l’ARRA, ente in fase di scioglimento e la costituzione degli ATO secondo una logica tutta siciliana, sono una delle conseguenze.
Tale gestione, lo sappiamo tutti, ha dato come risultato la moltiplicazione dei costi senza peraltro trovare soluzioni virtuose per la collettività, a causa del peggioramento dei servizi (vedi il caso Simeto Ambiente). Nel caso degli ATO acque ancora tutto è nebuloso, fermo restando un forte coinvolgimento dei soliti potentati della politica regionale. E’ inutile ricordare che in Sicilia la gestione sia dei rifiuti che delle risorse idriche coincidono con interessi mafiosi milionari, basati sul voto di scambio.
Bisogna superare lo status quo. Bisogna elaborare un progetto che superi i limiti imposti dalla politica e dall’affare. Il territorio ha bisogno di dotarsi di un soggetto giuridico che evidenzi le criticità, elabori le strategie, trovi le soluzioni.
Tutto questo si realizza attraverso la costituzione di una associazione tematica, organo politico che non deve limitarsi ad essere sterile osservatorio sulle scelte delle amministrazioni, ma che sia dotato di mezzi, strumenti e professionalità propri capaci di affrontare i problemi e dare le indicazioni operative per un diverso modello di gestione dei rifiuti e delle acque. L’Associazione farà quindi proprie normative, modelli, ricerche, studi, applicazioni operative di altre comunità; queste risorse, oltre quelle che verranno prodotte dai comitati tecnico, scientifico e operativo di cui dovrà dotarsi, saranno il materiale per elaborare percorsi specifici da proporre ai singoli cittadini, agli enti e alle amministrazioni, siano essi locali, regionali o nazionali.
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Il Circolo del Partito Democratico di Mascalucia

Ato 3. Decisione della Giunta regionale per fronteggiare l’emergenza. Due tecnici affiancheranno il commissario

Lo stanziamento c’è stato, ma alla fine il risultato non corrisponde a quanto era stato annunciato. La Giunta regionale, nel tardo pomeriggio di ieri, ha deliberato. Per far fronte all’emergenza rifiuti, i Comuni attingeranno ancora al fondo di rotazione. Ed ecco le cifre: Simeto-Ambiente ha avuto destinato un milione di euro; stessa cifra per l’Ato Palermo, mentre 1,5 milioni di euro toccheranno a Caltanissetta.
Una decisione che, di certo, scatenerà i malumori dei primi cittadini, costretti ancora una volta ad accedere al fondo di rotazione per far fronte all’emergenza. Tutto questo mentre i Consigli comunali hanno votato o si apprestano a votare la Tia per il 2010. Intanto, continua a Catania, alla Simeto-Ambiente, il lavoro del commissario Maurizio Norrito, arrivato con due tecnici, uno per l’area tecnica (si tratta di Salvatore Ventura) e uno per l’aspetto legale (l’avvocato Mornino). Il loro incarico si protrarrà per i prossimi sei mesi. In questo frangente si dovranno occupare di far fronte all’emergenza e non solo: dovranno provare a salvare Simeto-Ambiente dall’attuale situazione di fallimento.
Da Palermo arriva, inoltre, un’altra sorpresa, che porta la firma dell’assessorato regionale della Famiglia e delle autonomie, che ha diffidato, come si legge in un comunicato, 17 dei Comuni dei 18
dell’Ato Simeto-Ambiente ad approvare la tariffa relativa agli anni 2004 e 2005 e in alcuni casi anche il 2010. Non si comprende perché la Regione prenda in riferimento gli anni 2004 e 2005, quando la Tia da approvare e finita all’ordine del giorno dei Comuni si riferisce al 2010. «Se i comuni dovessero continuare a rimanere inadempienti - si legge in una nota dell’assessorato - verrà inviato un commissario per l’adozione degli atti».
Intanto, ieri mattina, nuova riunione in Prefettura con il Pd di Catania e alcuni sindaci della Simeto-Ambiente. In alcuni Comuni (Belpasso, S. Maria di Licodia, Biancavilla e Ragalna), la situazione, relativamente alla raccolta dei rifiuti, resta grave, visto il protrarsi delle assemblee sindacali. Nei Comuni dell’hinterland, invece, bisognerà attendere qualche giorno per ritornare alla normalità dopo lo sciopero di mercoledì.
MARY SOTTILE
La Sicilia 21 Novembre

SICILIA/RIFIUTI: DIFFIDATI 17 COMUNI PER MANCATA APPROVAZIONE TARIFFE

ASCA) - Palermo, 20 nov - Su segnalazione e richiesta dell'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque (Arra), l'assessorato regionale siciliano della Famiglia, delle Politiche sociali e delle Autonomie ha diffidato 17 dei 18 comuni dell'Ato ''Ct3 - Simeto Ambiente'' ad approvare la tariffa concernente lo smaltimento dei rifiuti (Tia/Tarsu) relative agli anni 2004 e 2005 e in alcuni casi anche al 2010. Se i Comuni dovessero continuare a rimanere inadempienti verra' inviato un commissario ad acta per l'adozione degli atti, cosi' come prevede la legge. Anche il Tar di Catania, in una sentenza, recentemente, ha richiamato la possibilita' che in caso di inadempienza degli enti locali puo' scattare l'intervento sostitutivo della Regione.''Auspichiamo - afferma l'assessore Caterina Chinnici - che l'azione avviata possa servire da stimolo per i Comuni, affinche' con senso di responsabilita' prendano atto che l'attuale inadempienza ha causato una grave situazione finanziaria per l'Autorita' di gestione dell'Ambito territoriale ottimale e potra', a breve, se non risolta, avere conseguenze sulla salute e l'igiene pubblica dei territori appartenenti all'Ato''.Per quanto riguarda, in particolare, la Tia/Tarsu relativa all'anno 2004, la mancata approvazione della stessa ''nell'anno in corso'' determinerebbe la prescrizione dei relativi crediti vantati dai Comuni, con grave danno per l'erario pubblico. Questi, i comuni diffidati: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Camporotondo Etneo, Gravina di Catania, Mascalucia, Misterbianco, Motta Sant'Anastasia, Nicolosi, Pedara, Ragalna, San Giovanni La Punta, San Gregorio di Catania, San Pietro Clarenza, Sant'Agata Li Battiati, Santa Maria di Licodia e Tremestieri Etneo.

venerdì 2 ottobre 2009

Napolitano, monito ai partiti "Stanco della politica incivile"

MATERA - Il presidente della Repubblica, con toni secchi e perfino amareggiati, torna a criticare la qualità del dibattito politico: "Sono stanco della politica incivile". Il presidente aggiunge di provare nostalgia per i tempi in cui le forze politiche si confrontavano con civiltà in Parlamento". Nel suo discorso a braccio a Matera, l'inqulino del Colle ha ricordato la politica degli anni '50-'60, "tempi in cui non si facevano tanti complimenti, c'erano divisioni ideologiche, ma ci si rispettava, ci si ascoltava, c'era molto rispetto tra avversari". Il Mezzogiorno e il suo sviluppo sono stati il secondo punto forte del discorso. Si riferisce ai sassi di Matera, il presidente e sottolinea come siano "patrimonio locale, ma anche dell'Italia unita". Infatti sono "parte del più grande patrimonio di quell'Italia che abbiamo voluto, che hanno voluto unificare i garibaldini di Bergamo e della Liguria come i siciliani". "I padri del Risorgimento mai hanno immaginato che si potesse fare l'Italia senza il Mezzogiorno: non sarebbe stata l'Italia" prosegue Napolitano. Da questo bisogna partire per "trarre le conseguenze" del ragionamento. Magari sarà "duro" ma necessario anche per "la politica e le istituzioni" nazionali. Sembra di cogliere un richiamo generale a non rinchiudersi nei localismi e nelle vecchie divisioni Nord-Sud. La questione meridionale "deve essere riportata al posto che gli spetta, in prima fila", nonostante qualcuno recentemente abbia teorizzato persino che non esistesse più.
Eppure "c'è una parte del Paese "che è troppo lontana dai livelli di sviluppo e di vita dell'altra". Superare questo divario "è una delle questioni su cui è nata l'Italia".
(La Repubblica 2 ottobre 2009) ;

Si scava nel fango a mani nude

MESSINA - "La situazione è molto seria, critica e difficile": così sintetizza il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, appena giunto in prefettura a Messina per coordinare i soccorsi dopo il violento nubifragio della scorsa notte che ha colpito la Sicilia nordorientale. Nel pomeriggio ha ricominciato a piovere: "Si rischiano nuovi smottamenti", ha detto Bertolaso. Bertolaso: "Situazione critica". "La situazione è localizzata ma complicata da affrontare perché ci sono due vallate strette dove gli elicotteri non possono atterrare ed è difficile raggiungere le zone colpite", ha aggiunto Bertolaso, che ha sorvalato in elicottero Giampilieri Superiore, Briga e Scaletta, dove si sono verificate le frane più gravi. E il bilancio delle vittime "è destinato a peggiorare". Il dramma di Gimpilieri. In particolare a Giampilieri in queste ore si vedono immagini da paesaggio spettrale, con gente disperata alla ricerca dei propri familiari, mentre centinaia di soccorritori scavano nel fango alla ricerca di dispersi. "A Giampilieri è un inferno" racconta un operatore della protezione civile. "Sembra Sarno. E' franato un costone di una collina sopra le case. Stiamo scavando sotto un mare di fango per cercare di estrarre altri corpi". I soccorsi. "La situazione è drammatica in tutto il messinese. Si scava anche con le mani senza pausa e senza fermarsi mai tra i detriti e il fango per cercare i dispersi con l'aiuto dei cani" dice il capo del Protezione civile regionale Salvatore Cocina. Sono parecchie centinaia gli uomini in campo tra protezione civile, forze dell'ordine, 118, vigili del fuoco e volontari, mentre sono mobilitate squadre da Pisa specializzate nella ricerca dei dispersi: "C'è la massima mobilitazione e il massimo sforzo da tutta la regione e non solo", conclude Cocina.
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L'appello del sindaco. "Stiamo vivendo una situazione critica, la macchina dei soccorsi è in azione anche se è difficile raggiungere le aree colpite dal disastro. Molte zone sono isolate e le squadre possono raggiungerle solo a piedi" dice il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, prima di riunirsi presso l'Unità di crisi dove è giunto Bertolaso. Buzzanca ha lanciato un appello "a medici, infermieri e volontari vicini alle zone del disastro per soccorrere le persone che hanno bisogno e che noi non possiamo ancora raggiungere".
La Repubblica on line
02/10

sabato 19 settembre 2009

Bersani in testa con il 56%


Primi risultati nella sfida a tre per la segreteria nazionale del Pd: hanno votato 19.459 iscritti e Pier Luigi Bersani è saldamente in testa con 10.774 preferenze (55.7% dei voti). Da Avellino, dove si è recato per incontrare i rappresentanti dei circoli che sostengono la sua mozione, il responsabile Economia del partito ha commentato i dati che lo danno avanti di 20 punti percentuali rispetto al segretario uscente. "Non ho mai creduto alla distinzione tra circoli, iscritti, simpatizzanti - ha detto Bersani - se siamo tutti qui è perché partecipiamo". In una dichiarazione successiva, Bersani ha aggiunto che "si tratta davvero un buon risultato che ci dice che nei circoli la nostra proposta viene compresa; è un risultato che incoraggia a continuare quello che abbiamo fatto fin qui, cioé nessuna polemica ma una proposta chiara per come rafforzare il nostro partito e renderlo più utile al Paese". Dario Franceschini, segretario uscente, si è fermato a 6.883 voti (35.6%): tra i due favoriti nella corsa alla guida del Pd c'è una differenza di quasi venti punti percentuali. Molto staccato il terzo contendente, il sen. Ignazio Marino, che ha ottenuto 1.675 preferenze. Filippo Penati, coordinatore nazionale della mozione Bersani, ha espresso "piena soddisfazione per dati resi noti oggi dalla Commissione nazionale del Pd per le primarie del 25 ottobre, che segnano un vantaggio di 20 punti percentuali di Bersani su Franceschini. Anche se si tratta di un dato parziale - ha sottolineato Penati - le percentuali confermano le nostre sensazioni positive che abbiamo quando giriamo l’Italia, incontrando i militanti e gli elettori del Pd". Da Penati è arrivato anche il ringraziamento per "i 25.000 elettori che hanno partecipato a questi primi congressi che si sono tenuti sul territorio, una partecipazione preziosa per la vita del partito"."L'impegno di coloro che con la loro partecipazione ai congressi di circolo stanno dando una prova di grande democrazia - ha concluso l'esponente del Pd - meritano rispetto da parte di tutti noi e bisogna evitare di rimettere in scena la contrapposizione tra elettori ed iscritti".L'on. Maurizio Migliavacca, coordinatore della Commissione nazionale, ha messo in evidenza che si tratta di risultati riferiti al 13% circa dei circoli e che sono attribuibili a 50.485 iscritti, rispetto al totale nazionale di 824.125 iscritti al Pd. Per la suddivisione territoriale dei circoli da cui sono emersi i dati, il campione statistico non è rappresentativo della distribuzione degli iscritti su scala nazionale. La prossima comunicazione dei risultati dei congressi di circolo sarà data mercoledì 23 settembre.

Congresso PD a Tremestieri Etneo

Domani presso il Centro Diurno di Tremestieri Etneo, si terrà il congresso del Partito Democratico. Questo blog invita i compagni e gli amici iscritti al partito a votare per Bersani e le liste che lo appoggiano.

domenica 13 settembre 2009

L'11 settembre dimenticato


Pietro Nenni fu preveggente. Nel suo diario, alla data 27 ottobre 1970, parlava del Cile e di Salvador Allende Gossens, eletto presidente della Repubblica il 5 settembre, poco più di un mese prima. "Il Partito socialista cileno e il neoeletto presidente della Repubblica Salvador Allende -scriveva- mi hanno invitato a partecipare l'1 novembre a Santiago alla cerimonia della investitura del neopresidente".Il leader storico del Psi era preoccupato e già vedeva foschi presagi all'orizzonte. "La miseria -notava- è tanta che si è temuto e di teme un golpe". E il colpo di Stato arrivò tre anni dopo, confermando l'allarme di Nenni. Avvenne l'11 settembre del 1973, un altro drammatico 11 settembre per la democrazia. Un giorno quasi dimenticato dopo l'11 settembre 2001, la data dell'attacco terroristico di Osama Bin Laden alle Torri gemelle di New Yorrk e al Pentagono.
Il golpe in Cile fu realizzato dalle forze armate guidate dal generale Augusto Pinochet Duarte, fu sostenuto dalla destra reazionaria e appoggiato dagli Stati Uniti d'America. Richard Nixon dichiarò subito guerra ad Allende. Il presidente Usa tenne una riunione di fuoco già il 15 settembre 1970 alla Casa Bianca con i suoi più stretti collaboratori e con Richard Helms, allora direttore della Cia. "Una possibilità su dieci -raccontò successivamente Helms- ma liberiamo il Cile da quel figlio di puttana! Vale la pena di provarci; noi non saremo impegnati direttamente; dieci milioni di dollari a disposizione e anche di più se necessario; impiego a tempo pieno -aggiunse Nixon- per i nostri agenti migliori. Una strategia: strozzare l'economia; 48 ore per pianificare l'azione". Li incitò: "Fate tutto il necessario per danneggiarlo e farlo cadere". Frasi confermate da successive commissioni d'inchiesta statunitensi, una disposta da Bill Cliton, successore di Nixon alla Casa Bianca.Da quel momento per il governo Allende cominciarono tre anni d'inferno, fino al sanguinoso pronunciamento militare dell'11 settembre 1973. Allende, marxista, sostenuto da una coalizione di socialisti, comunisti, radicali e cattolici di sinistra, era stato eletto con appena il 36,3% dei voti. Aveva un programma ambizioso di "socialismo nella libertà". Il programma di riforme era vasto e incisivo: la nazionalizzazione delle banche, la riforma agraria, l'espropriazione del capitale straniero proprietario delle miniere, in particolare quelle di rame, le più grandi del mondo. Il primo presidente socialista del Cile voleva nazionalizzare il rame ("Riprendiamoci le nostre miniere"), sino a quel momento controllato dalle multinazionali statunitensi (in particolare la Kennecotte e l'Anaconda). Gli americani avevano un doppio problema: uno politico e uno economico. Non volevano la perdita di "una colonia" in America latina e difesero gli interessi delle multinazionali statunitensi. Così strozzarono l'economia, provocando un crollo dei prezzi del rame, il taglio dei crediti da parte del Fondo monetario internazionale e la fuga dei capitali dal paese sud americano. Finanziarono la destra, la stampa conservatrice e gli scioperi contro il governo Allende, in particolare quello degli autotrasportatori, che paralizzò il paese (il Cile è uno stato lungo oltre 4 mila chilometri e largo al massimo 200). Alla vigilia del colpo di Stato di Pinochet il paese era piegato dalla crisi economica, dall'inflazione e dagli attacchi mortali dei terroristi di destra e di sinistra.
L'11 settembre 1973, 36 anni fa, scattò il putsch. Allende provò a mettersi in contatto con Pinochet. Il capo di stato maggiore della difesa al quale aveva dato piena fiducia non risposte. Il presidente commentò: "Avranno già arrestato Augusto". Invece il generale Pinochet aveva tradito il giuramento di fedeltà alla Costituzione e al governo ed era alla testa del golpe. Allende si trincerò con un gruppo di fedelissimi della polizia nel palazzo presidenziale della Moneda. La Moneda fu circondata dall'esercito e dai carri armati. Allende rifiutò di arrendersi. Lui medico, pacifista, fece uscire dal palazzo i suoi e continuò a sparare con il mitra che gli aveva regalato Fidel Castro. Dichiarò: "Restare qui a la Moneda ha un significato politico molto preciso. Sarebbe terribile se, dopo tutto quelle che è successo, il presidente del Cile finisse per scappare come un topo". Per il suo medico personale si suicidò, per altri morì sotto le bombe lanciate contro la Moneda dagli aerei ribelli dell'aeronautica militare cilena. Morì a 65 anni di età.
Quell'11 settembre del 1973 l'addetto navale dell'ambasciata americana in Cile, membro della marina Usa, si affrettò ad informare il Pentagono: "Il nostro D-day è stato pressoché perfetto".Il potere fu assunto da una giunta militare di governo presieduta da Pinochet. Seguirono lunghi e feroci anni di dittatura. Furono soppressi i partiti politici, i sindacati, il Parlamento, la libertà di stampa. I dissidenti furono uccisi, incarcerati, torturati o fatti sparire nel nulla. Due commissioni governative istituite all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso, quando era tornata la democrazia, hanno ufficialmente documentato 3.197 casi di vittime di "sparizioni". La dittatura, secondo alcune fonti, ha provocato ben 60 mila vittime.
Socialisti e comunisti italiani furono traumatizzati dal golpe. Quando Ricardo Lagos, socialista e già stretto collaboratore di Allende, s'insedio come presidente della Repubblica l'11 marzo del 2000, centinaia di giornalisti si riversarono a Santiago da tutto il mondo. C'era anche un piccolo gruppo di cronisti italiani. "Esplodeva un grande entusiasmo. Lagos -racconta un inviato che era là in quell'occasione- fece sapere che voleva incontrare i giornalisti italiani. Ci fece andare in un palazzo alla periferia di Santiago e ci disse: ‘Voglio ringraziare gli italiani e, in particolare, i socialisti che ci hanno sostenuto durante la dittatura. Il compagno Craxi ci aiutò e ci diede i fondi per comprare questo palazzo nel quale riprendemmo l'attività politica'". In quegli stessi anni il Psi sostenne anche tutti gli altri partiti socialisti sotto il tallone delle dittature di destra (spagnoli, portoghesi e greci) e i dissidenti nell'Unione sovietica e nei paesi dell'est europeo dominati dai regimi comunisti.Enrico Berlinguer nel 1973, dopo il colpo di Stato in Cile, propose la politica del compromesso storico in Italia tra le grandi forze popolari. Il segretario del Pci, con tre articoli su ‘Rinascita', propose il compromesso storico perché "con il 51% dei voti non si può governare".
Ora in Cile governa Michelle Bachelet, socialista, prima donna presidente della Repubblica. Anche lei è medico come Allende e come Ernesto Guevara, detto El Che. C'è quasi uno spirito missionario. Michelle Bachelet ha pagato un alto prezzo alla lotta contro la dittatura: lei fu arrestata e torturata, il padre Alberto, generale dell'aviazione, pagò con la vita la lealtà ad Allende, il fidanzato Jame Lòpez, fu internato e finì "desaparecidos". La 34* presidentessa del Cile governa un paese vivace, democratico anche se alle prese con la recessione internazionale.Il viaggiatore che oggi va a Santiago trova una statua di Salvador Allende davanti alla Moneda: cammina sereno. E' il simbolo della democrazia che si è rimessa in moto. "Il Cile è un lungo sospiro d'amore", dice Pablo Neruda.

Aprile on line

Leo Sansone

Buon governo


venerdì 11 settembre 2009

Lettera agli iscritti del Partito Democratico

Cara iscritta, caro iscritto,in questi giorni il nostro congresso comincerà a vivere in tutti i circoli. È il primo congresso del Pd, un congresso davvero fondativo. Abbiamo tutti la responsabilità di costruire uno strumento utile all’Italia e agli interessi e ai valori che vogliamo rappresentare. Il compito dei candidati è quello di dire con chiarezza se ci sia qualcosa da correggere di ciò che abbiamo fatto fin qui e che cosa ci sia da correggere per guardare avanti e dare nuova forza al nostro grande progetto.Le candidature non sono contrapposizioni; sono diverse proposte che si sottopongono agli iscritti e ai cittadini elettori. Loro decideranno, e tutti ci rimetteremo alle loro decisioni.Per questo la discussione può essere serena, chiara e vera. Un partito, infatti, è una comunità di protagonisti. Alla fine del nostro percorso congressuale dovremo dire parole chiare e nuove all’Italia e avviare un ciclo politico che porti ad una alternativa di governo. Questo è il nostro compito, questa è la nostra responsabilità. Comunque la pensiate, voglio salutarvi tutti con grande amicizia e solidarietà e augurarvi (e augurarci) buon lavoro.Pier Luigi Bersani

venerdì 28 agosto 2009

Bersani alla festa del PD: Voglio un partito di sinistra

E' da decenni che Pier Luigi Bersani calca da oratore i palchi delle feste di partito. Ma e' la prima volta che si presenta da candidato alla leadership e questo spiega l'emozione, quasi evidente alla fine dell'intervista, con cui si presenta a Genova. Ma sulle parole-chiave della sua sfida l'ex ministro non tentenna, anzi sfida avversari e elettori: "Non faccio il segretario se non posso dire la parola sinistra", dice con orgoglio, rifiutando l'etichetta di "passatista" e di "socialdemocratico" e citando, anche lui, Obama come esempio di modernita' che si rifa' alle radici.
L'attenzione, soprattutto mediatica, e' per l'accoglienza riservata dal popolo del Pd al principale sfidante di Dario Franceschini. La sala del Porto Antico e' piena, "un centinaio in piu' - ammettera' poi l'organizzatore Lino Paganelli, piu' vicino alle posizioni del segretario - rispetto al giorno di Dario", e l'accoglienza di Genova 'la rossa' e' calorosa. Le distanze dal suo rivale non sono sull'idea paese, sulle inefficienze del governo rispetto alla crisi e sulle categorie da difendere (insegnanti, famiglie, redditi bassi) ma sul partito che sara' a seconda che vinca l'ex comunista o l'ex democristiano. "Io voglio bene a Franceschini ma dire che non sta a lui spiegare le differenze da me non mi e' piaciuto. Se in un anno abbiamo perso 4 milioni di voti, sara' un problema un po' di tutti", e' la premessa all'elenco di errori "da correggere". Sull'identita', perche' "riformismo non e' andare per funghi, un po' qua e un po' la"' ma vuol dire partito "popolare, non giacobino, non classista".
E qui Bersani scandisce il suo mantra: "Voglio un partito di una sinistra democratica e liberale e, siccome c'e' gente che si preoccupa, vorrei anche sdrammatizzare: ci sono state tante sinistre (cattolica, liberale, comunista) e non si offendeva nessuno perche' sinistra allude all'uguaglianza di tutti". In quei valori sono le radici del Pd e Obama, modello politico di tutti i big Pd, e' la prova vivente "della modernita" di alcuni ideali e non del "passatismo". Cosi' come il radicamento del partito "di cui tutti ora parlano", e' l'unico modo per costruire il partito: "E' chiaro che bisogna conoscere Internet ma la sostanza politica e' guardare la gente all'altezza degli occhi", scandisce, alla fine, davanti alla platea

domenica 19 luglio 2009

Colpi di sole e comunismo (e craxismo)

Evidentemente, la vocazione al masochismo della sinistra non finirà mai. Ultimo esempio? Le sparate di Emiliano sull'anticomunismo. Mi chiedo: non basta berlusconi a rompere le balle sull'anticomunismo? E noi continuiamo a cedere alla sub-cultura della destra anche in questo? Mi rendo conto che, dentro il PD ci sono persone che hanno vissuto sempre all'ombra della bandiera dell'anticomunismo, è pure vero che ci sono compagni che provengono dalla cultura del comunismo italiano. Personalmente ho l'orgoglio di potere dire che sono stato comunista. Lo sono stato. Adesso non mi reputo più tale, infatti i miei odierni riferimenti sono nel socialismo europeo (che poco e niente hanno a che vedere con il socialismo italiano inteso come craxismo). Ma non sono più comunista non perchè c'è stata l'URSS o la Cina, perchè il mio era comunismo di stampo italiano, quel comunismo alieno a dittature e totalitarismi che ha contribuito alla nascita della Repubblica Italiana. Non sono più comunista perchè ritengo che oggi il comunismo non sia uno strumento applicabile ad una società mutata e molto più complessa rispetto a quella del secolo scorso. Ma una cosa è dire ciò ed una cosa è definirsi anticomunisti. Ritengo che i comunisti attuali abbiano una visione non adeguata della realtà, ma molte delle problematiche che rivendicano sono comuni a tutto il popolo progresssista: la difesa degli ultimi, la lotta a fianco dei laavoratori, contro gli sfruttamenti...per fare degli esempi ovvii, sono rivendicazioni che fa anche il vaticano. Io sono fortemente critico con la politica portata avanti dai comunisti di Ferrero e Diliberto, ma ritengo che con tutti i limiti che hanno sono una componente del futuro schieramento di centro sinistra che dovrà battere le destre. Il nuovo centrosinistra non credo debba fare a meno di loro.
Ma a parte questo, tutti noi che abbiamo militato nel Partito Comunista, siamo eredi di Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer. Gramsci, già agli albori del movimento comunista, aveva spiccate peculiarità che hanno distinto il comunismo italiano da quello dei Paesi dell'Est. Enrico Berlinguer è stato il Segretario dello strappo da Mosca e della ricerca di una via democratica alternativa al socialismo reale.
In politica, così come nella vita, è necessario evolversi, ma non si possono recidere le proprie radici senza snaturarsi. E senza fondamenta qualunque costruzione risulta poco stabile. In più sono in tanti coloro che vorrebbero abrogare la sinistra dal PD e dal Paese.
I colpi di sole non mancano in questi giorni infuocati, tantè che prima di tali bischerate sull'anticomunismo l'ex Segretario del PD aveva dichiarato che Craxi è stato migliore di Berlinguer. Ma ci rendiamo conto di quello che diciamo? Colui che aveva istituzionalizzato i sistemi (non inventati da lui) di finanziamento illecito ai partiti sarebbe stato superiore a chi ha fatto della questione morale un caposaldo della propria politica? Craxi ci ha regalato il berlusconismo. Berrlinguer ci ha lasciato in eredità una critica lucda e spietata alla degenerazione del sistema dei partiti che è patologia del sistema democratico. Se solo oggi ascoltassimo di più gli insegnamenti di Berlinguer...
Ma se ci mettessimo tutti quanti la testa un po' all'ombra e provassimo a ragionare più lucidamente, ci renderemmo conto che se invece di giocare a chi la spara più grossa (ed a chi aiuta di più un premier in affanno), se pensassimo a creare un nuovo schieramento di centrosinistra con un forte progetto progressista, innovativo ed alternativo alle destre, faremmo un gran bene al Paese e a noi stessi.

martedì 14 luglio 2009

sciopero dei blogcontro il DDL Alfano e per il diritto alla Rete

14 luglio 2009 sciopero dei blogcontro il DDL Alfano e per il diritto alla Rete"Rumoroso silenzio" in Internet e sit in con bavaglioin piazza Navona a Roma (ore 19)
comunicato stampa
Per la prima volta nella storia della Rete i blog entrano in sciopero.Accadrà domani, 14 luglio, con una giornata di rumoroso silenzio dei blog italiani contro il disegno di legge Alfano, i cui effetti sarebbero quelli di imbavagliare l'informazione in Rete.Il cosiddetto obbligo di rettifica, pensato sessant'anni fa per la stampa, se imposto a tutti i blog (anche amatoriali) e con le pesanti sanzioni pecuniarie previste, metterebbe di fatto un silenziatore alle conversazioni on line e alla libera espressione in Internet.Domani 14 luglio dunque, invece dei consueti post, i blog italiani metteranno on line solo il logo della protesta, con un link al manifesto per il Diritto alla Rete: http://dirittoallarete.ning.com. Sul network verrà pubblicato inoltre uno slideshow di tuti i blogger imbavagliati che hanno aderito.L'iniziativa prevede anche un incontro-sit in piazza Navona a Roma, alle ore 19 di martedì 14 luglio, e un simbolico imbavagliamento sia dei blogger presenti sia della statua simbolo della libertà di espressione, quella del Pasquino.Hanno aderito all'iniziativa blogger di ogni area politica (ma anche non politici) ed esponenti di diversi partiti e associazioni.Tra gli altri: Ignazio Marino, Vincenzo Vita, Mario Adinolfi e Francesco Verducci (Pd); Antonio Di Pietro (Idv): Pietro Folena (Partito della Sinistra Europea); Amici di Beppe Grillo di Roma, Calabria e Taranto; Articolo 21; Sinistra e Libertà; Per il Bene Comune; Partito Liberale Italiano (PLI).Hanno aderito a titolo personale anche Giuseppe Civati, Sergio Ferrentino, Massimo Mantellini, Alessandro Robecchi, Claudio Sabelli Fioretti, Ivan Scalfarotto, Luca Sofri, Marco Travaglio e Vittorio Zambardino.Anche alcuni parlamentari della maggioranza (come Antonio Palmieri e Bruno Murgia), seppur non verranno in piazza, hanno espresso la loro contrarietà alla norma imbavaglia-Rete presente nel ddl Alfano.Sarà in piazza Navona anche il professor Derrick de Kerckhove, guru della Rete e docente all’Università di Toronto. Verrà infine annunciata la costituzione della “Consulta permanente per il Diritto alla Rete”: avrà l’obiettivo di aprire un tavolo di confronto tra il mondo della Rete e la politica, che tenga conto della libertà di espressione e di informazione, e soprattutto delle necessità di chi la Rete la vive ogni giorno come utente e cittadino.

domenica 12 luglio 2009

Prendiamo in mano il partito

Prendo spunto dall'intervista rilasciata oggi da Bersani all'Unità per parlare della situazione dei circoli del Partito Democratico ed in particolare di quello di Tremestieri Etneo, realtà che io conosco, pur non essendo ancora iscritto al Partito (ho richiesto la tessera).
In particolare mi soffermo sulla parte in cui Bersani sostiene che non è stato dato spazio agli iscritti preferendo gli elettori delle primarie. In realtà le primaarie possono sembrare (e per certi versi lo sono) una grande espressione di democrazia, ma possono anche essere la negazione della democrazia. Infatti le primarie vengono fatte per avallare scelte di candidati prese in alto e mai per un programma, una proposta, una piattaforma. Inoltre, le primarie possono ben scatenare la macchina elettorale di tanti ex-dc maestri nel voto clientelare.
Ricordo una sezione dei DS che era piena di compagni attivi, impegnati, motivati ed appassionati di politica. Ho lasciato quel partito con tristezza, perchè ho dovuto abbandonare quelle persone, quei compagni che, malgrado le diverse scelte erano tanto simili a me. Ho avuto il piacere di ritornare a lavorare con loro, gomito a gomito, durante la campagna per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco dell'anno scorso. I "vecchi" compagni DS erano li combattivi, agguerriti, motivati e pieni di risorse politiche ed umane. Continuavano a mettere in gioco se stessi per una causa comune.
A poco a poco questi compagni si sono però defilati nell'arco dell'ultimo anno. Il PD infatti ha deciso che il loro contributo (il nostro dal momento che sto tornando tra i miei vecchi compagni) era superfluo che le scelte devono essere fatte altrove, scavalcando, anzi ignorando la sezione... altro che democrazia.
Ma io che sono uscito dai DS quando questo partito si sciolse nel PD, io che "rientro", non mi sento di militare senza di loro. Ritengo che queste risorse debbano essere recuperate. A questi compagni io vorrei dire: riprendiamoci il partito e torniamo ad esercitare la democrazia nelle nostre sedi. Abbiamo l'opportunità di cancellare il partito veltroniano virtuale e di ricreare un vero partito in cui militare, confrontarsi, fare politica. Cari compagni questa può essere un'opportunità da non perdere. Il nostro territorio e l'Italia hanno bisogno di idee di sinistra, di politiche di sinistra, di gente che non pensa solo alla poltrona.
Riprendiamoci il partito: siamo in tanti. La lotta per un mondo diverso deve continuare...

Caro Beppe Grillo, avresti fatto meglio a rimanere un comico

Caro Beppe Grillo,
ad essere sincero, non sempre mi piacevi quando facevi il comico, ma indubbiamente quello è il tuo lavoro, hai stoffa e lo sai fare. Ma quando un comico inizia a fare politica, utilizzando i mezzi dello spettacolo allora diventa un triste personaggio. Che squallore in questa Italia in cui i cavalieri (caimani-sultani) vengono fronteggiati dai comici (e non dimentichiamolo caro Beppe che tu sei un comico di provenieza destrorsa).
Che distanza dalla classe e dalla seria scrupolosità di Bersani.

sabato 11 luglio 2009

Abbiamo bisogno di costruire un partito alternativa alla destra e con un moderno programma di sinistra plurale

"Abbiamo bisogno di costruire un partito vero e radicato, in cui gli iscritti contino sul serio, un partito con una chiara visione dell’Italia, alternativa alla destra, con un moderno programma di sinistra plurale che nasce dall’Ulivo, e un modello di sviluppo alternativo a quello che è andato in crisi. Un partito in grado di ricostruire una coalizione di centrosinistra, di superare un’idea della politica giocata sul rapporto tra leader e popolo".
A pronunciare queste parole non è un leader della sinistra radicale, ma Rosy Bindi che continua sostenendo: "Pierluigi Bersani è la persona giusta per farlo".
La pasionaria del PD, in poche, semplici parole, ha descritto ciò che dovrà avvenire all'interno del Partito Democratico e all'interno del centro-sinistra. Pena la totale perdita di consenso e l'abbandono del Paese alla destra. Nè Franceschini nè Marino possono fare approdare il PD al governo di questo Paese ed il primo è appoggiato da una serie di burocrati con visioni tra loro diverse e contraddittorie (dal destrismo clericale di Rutelli all'antipolitica veltroniana al cattolicesimo democratico di Marini...). Quanto a Marino, personalmente apprezzo le sue posizioni sulla bioetica e la laicità ma non credo che abbia una visione globale della politica ed il PD non può cero essere un partito monotematico.
Bersani, a mio avviso, oltre ad avere un'impostazione di sinistra necessaria al cambiamento di questa dissestata Italia, ha in mente un'idea concreta di partito (vero e non virtuale), un radicamento alla tradizione politica e culturale progressista e la capacità di governo (dimostrata nella guida dei dicasteri a lui assegnati in passato). Infine ha chiaro in mente un concetto che è mancato del tutto a Veltroni: per governare bisogna stringere delle alleanze e la vocazione maggioritaria è stato solo autistico isolamento.
Veltroni voleva annettersi gli elettori della sinistra e poi magari allearsi con l'UDC. Ma la strada non può essere questa. Se oggi nel PD c'è una speranza questa è incarnata dalla politica proposta da Bersani. Il resto sono costrutti inconsistenti e perdenti.

domenica 5 luglio 2009

Bravo D’Alema: riprendiamo a fare politica

Con la scesa in campo di Bersani e poi di Franceschini, inizia ufficialmente il congresso del Partito Democratico. Massimo D’Alema, come è noto, sosterrà il primo, mentre altri esponenti del partito, provenienti dai DS (veltroni, Fassino) si schierano con Franceschini. Contemporaneamente, a sinstra del PD, dovrebbe nascere (ma dopo le vicende degli ultimi due anni il condizionale è d’obbligo) il partito della sinistra. Se devo dire la mia, mi auguro che Bersani vinca il congresso e che nasca il partito di sinistra e libertà (e che esso si schieri senza remore ed ambiguità per un’alleanza organica del centro-sinistra). D’Alema, sponsor e ispiratore della politica di Bersani, sostiene (a mio avviso a ragione) che il bipartitismo non è patrimonio della struttura politica italiana e che bisogna superare l’infausta e rovinosa idea della vocazione maggioritaria del PD (che in pratica vuole dire fare da solo). D’Alema sostiene che il PD ha sbagliato l’impostazione datasi, cioè che ha avallato la cultura antipolitica congeniale a Berlusconi. Anche questo è vero e ciò ha determinato l’insuccesso del Partito nelle recenti tornate elettorali.
E’ giunto il momento di tornare a parlare di politica ed a fare politica. Il centro sinistra è in movimento. Personalmente spero che si possa tornare ad un nuovo centro-sinistra, ma che sia fondato su basi rinnovate ed in cui Pd, SeL e IdV abbiano un rapporto politico leale, unitario. Spero che tale alleanza (corro troppo se ipotizzo una federazione tra queste forze?) possa essere il nucleo per aggregare altre forze che ne vogliano condividere i programmi di governo; penso in primo luogo ai comunisti ed ai radicali.
Infine, spero che il nuovo centro sinistra abbia un chiaro disegno riformatore con forti contenuti di sinistra che possa cambiare nei fatti questo nostro disastrato Paese.
Non so se tutto ciò avverrà, ma affinchè tale processo si possa avviare è fondamentale che Bersani diventi il nuovo segretario del PD. Per questi motivi io sto con Bersani.

Tensione in Honduras dopo il golpe

A poche ore dall’arrivo a Tegucigalpa, annunciato da giorni, del presidente legittimo della Repubblica dell’Honduras, Mel Zelaya, il Ministro degli Esteri della giunta golpista, Enrique Ortiz, ha annunciato di aver dato ordine di non permettere all’aereo di atterrare in territorio honduregno.
Sull’aereo viaggiano quattro capi di stato e secondo alcune fonti sarebbe scortato da aerei della forza aerea brasiliana. Oltre a quello honduregno sono stati annunciati a bordo Cristina Fernández de Kirchner, argentina, Rafael Correa, ecuadoriano e Fernando Lugo, paraguayano.
Il cancelliere (ministro degli esteri) golpista ha quindi usato parole di minaccia ed ha incolpato delle conseguenze di un eventuale incidente l’Organizzazione degli Stati Americani: “Non vorremmo che per il capriccio dell’OSA finisca per morire qualche presidente o cittadini honduregni innocenti”.
Intanto la chiesa locale invece di condannare il golpe invita Mel Zelaya a non tornare considerando responsabile di un eventuale bagno di sangue. Nel frattempo migliaia, forse decine di migliaia di persone si starebbero recando all’aeroporto internazionale di Toncontín per accogliere il presidente legittimo.

domenica 21 giugno 2009

Referendum ed altro

Quorum addio. Urne chiuse, in tutta Italia per i tre referendum sulla legge elettorale. Ha votato poco più del 16 per cento. Perché la consultazione sia valida, sarebbe necessario che lunedì mattina andasse a votare il 33/34 degli aventi diritto. Obiettivo praticamente irraggiungibile. Alle 22, dunque, a 14 ore dall'apertura dei seggi, l'affluenza è del 16,4% per il primo quesito, del 16,4% per il secondo e del 16,7% per il terzo. Ancora una volta, come succede con regolarita dal 1995, gli italiani non concedono il quorum al referendum.
L'imperatore-caimano subisce duri colpi alla propria credibilità ed al proprio spessore umano, politico e morale. Il referendum Segni viene bocciato dagli italiani. E' giunto il momento, per il centro-sinistra, di compattarsi e rendersi credibile come forza di governo che sappia cambiare questo Paese senza debolezze, ambiguità o conflittualità. Massimo D'Alema ha ragione in ciò. Credo che la politica, oggi debba essere fatta assumendosi la responsabilità del bene del Paese e dei più deboli. A tal fine il centro-sinistra dovrebbe avere un progetto serio e condiviso e non dovrebbe essere frammentato e disgregato come è attualmente. L'idea di Bertinotti di avere un unico partito del centro-sinistra è affascinante, ma ritengo sia irrealizzabile nel breve termine. Tuttavia ritengo che le forze coalizzate sotto il simbolo di Sinistra e Libertà, ma anche i radicali, dovrebbero volare alto senza velleità di presunte identità. Se SL, in particolare, decidesse di condizionare dall'interno le politiche del PD, sarebbe un ottimo punto di partenza per la Sinistra e per il Paese.

RIFIUTI: ARRA DISPONE COMMISSARIAMENTO PER TRE ATO

PALERMO (ITALPRESS) - Il presidente dell'Agenzia Regionale per i Rifiuti e le Acque (Arra) ha disposto l'invio di propri funzionari in qualita' di commissari ad acta presso tre societa' d'ambito. "Cio' - si legge in una nota dell'Arra - al fine di verificarne le condizioni finanziarie ed individuare le soluzioni piu' idonee per garantire la continuita' del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, in attuazione delle disposizioni contenute nell'articolo 61 della legge Finanziaria della Regione 2009". Giorgio D'Angelo e' stato inviato presso la societa' Coinres, Alberto Pulizzi alla "Simeto Ambiente" e Guido Rubino per "EnnaUno". Tutti e tre sono dirigenti dell'Arra. Sono in corso, inoltre, delle verifiche finalizzate ad accertare lo stato di crisi di altre societa' d'ambito, che, potrebbero portare all'invio di altri commissari ad acta. (ITALPRESS). npl/com 19-Giu-09 20:01 NNNN

Rifiuti in Sicilia. Le prospettive di un affare da cinque miliardi di euro.


L’accelerazione impressa dalle sedi regionali nella partita dei rifiuti è sintomatica. È arrivata per certi versi imprevista, dopo anni di gioco apparentemente fermo, a seguito della decisione assunta nel 2006 dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di annullare le aggiudicazioni dei quattro mega inceneritori, avvenute nel 2003. Si è cercato di prendere tempo, per rimettere ordine nell’affare, che ha visto in campo cordate economiche di spessore, eterogenee ma bene amalgamate. Si è interloquito con le società interessate per concordare il rimborso dei danni, stabiliti in ultimo nella cifra, iperbolica, di 200 milioni di euro. Adesso è arrivato l’annuncio delle nuove gare, mosse paradossalmente dagli alti burocrati che hanno organizzato le precedenti: dai medesimi quindi che sono stati censurati dalla UE per le irregolarità rilevate nella vicenda. Come è nelle consuetudini, esistono ipoteche, parole date, assetti da cui non è agevole prescindere. Si registra comunque un aggiornamento, non da poco: gli inceneritori da realizzare saranno tre, a Bellolampo, Augusta e Campofranco. Si è deciso quindi di rinunciare al quarto, che sarebbe dovuto sorgere a Paternò, in area etnea. Le responsabilità sono state fatte ricadere sulla compagine aggiudicataria Sicil Power, che secondo l’avvocato Felice Crosta, presidente dell’Arra, avrebbe indugiato troppo dinanzi alle richieste della parte pubblica. In realtà tutto lascia ritenere che si sia trattato di un primo rendiconto, nell’intimo della maggioranza e delle aree economiche di riferimento, mentre si opera per disincentivare la protesta che ha percorso l’isola dagli inizi del decennio. Si è fatto il possibile, evidentemente, per rispettare i termini imposti dalla Ue, perché non si perdessero i contributi, per diverse centinaia di milioni di euro, che la medesima ha destinato al piano rifiuti dell’isola. In quanto sta avvenendo si scorge nondimeno un ulteriore tempismo, che richiede una definizione. Tutto riparte dopo l’anno zero dell’emergenza di Napoli, a margine quindi di una rivolta sedata, ma probabilmente solo differita, che ha permesso di saggiare comunque un preciso modello di democrazia autoritaria, sostenuto da leggi ad hoc e da un particolare piglio sul terreno, tipicamente militare. Tutto riparte altresì quando l’allarme rifiuti è già al rosso non solo in Sicilia ma in numerose aree della penisola: quando s’impone quindi una risposta conclusiva, a livello generale, che, come nel caso di Napoli, si possa spendere dalla prospettiva del consenso. In tali sequenze si possono ravvisare allora delle logiche, che comunque vanno poste in relazione con alcuni dati di fatto, ma soprattutto con una serie di numeri. In Italia funzionano 52 inceneritori, che trattano ogni anno circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti: il 15 per cento di quelli complessivi. In Sicilia ne sorgeranno appunto tre, che, come previsto nei bandi di gara del 2003 e in quelli odierni, fatto salvo ovviamente l’impianto di Paternò, cui si è rinunciato, saranno capaci di trattare 1,86 milioni di tonnellate di rifiuti, pari quindi a quasi la metà di quelli che vengono inceneriti lungo tutta la penisola. In particolare: l’impianto di Bellolampo avrà una capacità di lavorazione di 780 mila tonnellate di rifiuti annui; quello di Campofranco, di 680 mila; quello di Augusta, di 400 mila. Si tratta di numeri significativi. I tre inceneritori siciliani risulteranno infatti fra i più grandi dell’intera Europa, insieme con quello di Brescia, che tratta 750 mila tonnellate di rifiuti, e con quello di Rotterdam, che ne lavora 700 mila. I conti tuttavia non tornano, tanto più se si considera che i rifiuti siciliani da termovalorizzare, al netto cioè di quelli da riciclare attraverso la raccolta differenziata e altro, non dovrebbero superare, secondo le stime ottimali, le 600 mila tonnellate. È beninteso nell’interesse delle società aggiudicatarie far lavorare gli impianti il più possibile. Ma a redigere i bandi di gara è stato e rimane un soggetto pubblico, tenuto al rispetto dell’interesse generale, delle leggi italiane, delle direttive europee, e che, comunque, non può prescindere, oggi, da taluni orientamenti del governo nazionale. In sostanza, i numeri bastano a dire che già nel 2003, quando il governo Berlusconi poteva godere dell’osservanza stretta di Salvatore Cuffaro, presidente della giunta regionale, si aveva un’idea composita dei mega impianti che erano stati studiati per la Sicilia. E se non fosse intervenuta la Ue, quando Romano Prodi aveva riguadagnato il governo, l’operazione rifiuti, nei modi in cui era stata congegnata, sarebbe oggi alla svolta conclusiva, a dispetto delle problematiche ambientali e dell’interesse delle popolazioni. Con l’avvento dell’autonomista Raffaele Lombardo il gioco si è fatto più mosso. Le cronache vanno registrando sussulti di un qualche rilievo nel seno stesso della maggioranza. Ben si comprende tuttavia che se ieri l’affare accendeva motivazioni forti, oggi diventa imprescindibile, sullo sfondo di un potere politico che, dopo Napoli appunto, sempre più va lanciandosi in politiche che per decenni la comune sensibilità aveva reso impraticabili. Il proposito delle centrali nucleari costituisce del resto l’emblema di un modo d’essere. Esistono in realtà le premesse perché la linea dei termovalorizzatori, a partire dalla Campania, dove sono in costruzione quattro impianti, passi con ampiezza, a dispetto delle restrizioni sancite in sede comunitaria. In particolare, tutto è stato fatto, in un anno di governo, perché l’affare risulti allettante. Se il ministro dell’Ambiente del governo Prodi, a seguito di una procedura d’infrazione dell’Unione Europea, aveva annullato infatti il “Cip6”, nel quadro dei contributi concessi alla produzione di energie rinnovabili, il ripristino e la maggiorazione del medesimo, nei mesi scorsi, offre alle imprese del campo ulteriori sicurezze. In aggiunta, con la finanziaria 2009, tale contributo viene esteso a tutti gli impianti autorizzati, inclusi quelli che indugiano ancora sulla carta. In tale quadro, l’affare siciliano insiste a recare comunque caratteri distinti. Alcuni dati recenti della Campania, epicentro dell’emergenza italiana, lo comprovano. Gl’inceneritori che stanno sorgendo ad Acerra, Napoli, Salerno e Santa Maria La Fossa, potranno trattare, insieme, rifiuti per un massimo annuo di un milione e 200 mila tonnellate. I tre siciliani, come si diceva, potranno lavorarne poco meno di due milioni. Questo significa allora che l’isola è destinata a far fronte alle emergenze che sempre più si paventano in altre aree del paese? Alla luce di tutto, propositi del genere sono più che supponibili. Se tutto andrà in porto, non potranno mancare, in ogni caso, le occasioni e le ragioni per far lavorare gli inceneritori a pieno regime. Sulla base di logiche che non hanno alcun riscontro in altri paesi del mondo, si prevede infatti che possano essere trattati nell’isola fino all’85 per cento dei rifiuti siciliani, con esiti ovvi. A fronte dei progressi tecnologici, di cui pure si prende atto, la nocività dei termovalorizzatori viene riconosciuta a tutti i livelli, a partire dalla Ue, che suggerisce impianti di dimensioni piccole e medie, tanto più in prossimità degli abitati. Viene ritenuto esemplare in tal senso quello di Vienna, allocato nel quartiere periferico di Spittelau, che può trattare fino a 250 mila tonnellate di rifiuti. Sono ipotizzabili allora i danni che potranno derivare dagli inceneritori siciliani: da quello di Campofranco che, tre volte più grande di quello viennese, dovrebbe sorgere ad appena un chilometro dall’abitato, a quello di Augusta che, uguale per dimensioni all’impianto di Parigi, non potrà che aggravare, come denunciano da anni le popolazioni, lo stato di un’area già fortemente colpita dalle scorie petrolchimiche. Ma tutto questo rimane ininfluente. Il secondo tempo della partita siciliana significa ovviamente tante cose. Dalla prospettiva propriamente politica, è in gioco il potere. Sul terreno dei rifiuti, oltre che delle risorse idriche e delle energie, andranno facendosi infatti gli assetti regionali dei prossimi decenni. L’affare è destinato altresì a pesare sul contratto che va ridefinendosi fra Palermo e Roma, fra l’interesse autonomistico in versione Lombardo e quello di un potere centrale che intende mettere mano alla Costituzione come mai in passato. La presenza insistente del presidente regionale presso le sedi governative, danno peraltro conto di affinità sostanziali, di una interlocuzione produttiva. È comunque sul piano degli interessi materiali che si condensa maggiormente il senso dell’affare. La posta in palio rimane senza precedenti: circa 5 miliardi di euro in un ventennio, fra fondi governativi e comunitari. In via ufficiale, ovviamente, ogni decisione è aperta. Ma nei fatti, è realmente così? È possibile che si prescinda del tutto dai solchi tracciati dalle gare del 2003? Sin dagli esordi, la storia ha presentato un profilo mosso. Come era prevedibile, è sceso in campo il top dell’industria italiana dell’energia. Senza difficoltà gli appalti degli inceneritori di Bellolampo, Campofranco e Augusta sono andati infatti a tre gruppi d’imprese, rispettivamente Pea, Platani e Tifeo, guidati da società del gruppo Falck. Nel secondo si è inserita altresì, con una quota di riguardo, Enel Produzione. E la cosa darebbe poco da riflettere se non fosse per il piglio particolare con cui tale società veniva amministrata, allora, da Antonino Craparotta, destinato a finire in disgrazia per l’emergere di una storia di capitali extracontabili, alla volta di paesi arabi. Ancora senza alcun ostacolo, come da consuetudine, la quarta aggiudicazione, per l’impianto di Paternò, è andata a Sicil Power, un raggruppamento di diversa caratura, guidato da Waste Italia: quello che adesso, significativamente, con la rinuncia all’inceneritore etneo, sembra essere finito fuori gioco. Sono comunque altre presenze, discrete e nondimeno importanti, a rivelare i toni della vicenda. Il posizionamento rapido della famiglia Pisante, presente nelle cronache giudiziarie sin dai tempi di “Mani pulite”, e del gruppo Gulino di Enna nelle quattro compagini aggiudicatarie, attraverso la Emit e l’Altecoen, è al riguardo paradigmatico. Come tale è stato percepito del resto, sin dai primi tempi, da alcune procure, che hanno lanciato l’allarme inceneritori, e dalla stessa Corte dei Conti siciliana, intervenuta sul caso con perentorietà. A gare concluse, sono emersi, come è noto, degli inconvenienti, che hanno costretto l’imprenditore ennese, reduce con i Pisante della vicenda di MessinAmbiente, finita in scandalo, a farsi da parte, con la cessione di quote che gli hanno fruttato diversi milioni di euro. I termini della questione rimangono però intatti. Si è aperta una contrattazione. Interessi di varia portata sono diventati compatibili. È stato tenuto debitamente conto delle tradizioni. Il gruppo pugliese infine, senza alcun pregiudizio, è rimasto in gioco. Tutto questo costituisce però solo un aspetto della storia. Si sono avuti infatti ingressi ancor più discreti, per certi versi invisibili, al confine comunque fra l’economia e la politica. È il caso della Pianimpianti: nota società di Milano amministrata dal calabrese Roberto Mercuri. Attiva in numerose aree della penisola e all’estero nell’impiantistica per l’ambiente, tale impresa ha potuto godere di un inserimento strategico nel sistema degli appalti calabresi: in quelli dei depuratori in particolare, che hanno mosso circa 800 milioni di euro. Ha manifestato altresì dei punti di contatto oggettivi con l’Udc, essendone stato vice presidente l’ex parlamentare parmigiano Franco Bonferroni, amico di Pier Ferdinando Casini, ma soprattutto legatissimo a Lorenzo Cesa, attuale segretario nazionale del partito. Per tali ragioni, ritenuta cardinale negli intrecci fra politica e affari in Italia, è finita al centro di indagini giudiziarie complesse, condotte dal sostituto procuratore di Potenza Henry John Woodcock e, soprattutto, da Luigi De Magistris. Nell’atto di accusa del sostituto di Catanzaro vengono passati in rassegna fatti specifici, alcuni di non poco conto: dal sequestro di 3,8 milioni di euro al fratello e al padre di Roberto Mercuri su un treno diretto in Lussemburgo, al versamento di 370 mila euro che la Pianimpianti avrebbe fatto alla Global Media, ritenuta, attraverso Cesa, il polmone finanziario dell’Udc. Un teste, riferendosi agli appalti dei depuratori in senso lato, ha detto inoltre del sistema in uso delle tangenti, stabilite nella misura dal 3 al 7 per cento, equamente divise fra la Calabria e Roma. In conclusione, l’accusa ha presentato la società di Mercuri come la “cassaforte” di una associazione finalizzata all’illecito, ma l’inchiesta, che come è noto è passata di mano, è stata largamente archiviata. Cosa c’entra però tutto questo con gli inceneritori in Sicilia? In apparenza nulla. Pianimpianti, nei raggruppamenti guidati dal gruppo Falk, reca una presenza del tutto simbolica, con quote dello 0,1 per cento. Nell’affare ha guadagnato in realtà un rilievo sostanziale per quanto è avvenuto, in via assolutamente privata, dopo le aggiudicazioni del 2003. Le società Pea, Platani e Tifeo, l’1 luglio 2005 hanno commissionato infatti proprio all’impresa di Mercuri, in associazione con la Lurgi di Francoforte, la fornitura, chiavi in mano, dei tre inceneritori, per un importo complessivo di mezzo miliardo di euro, che costituisce, a conti fatti, la fetta più grossa, più immediata, quindi più tangibile, dell’intera posta in palio. È il caso di sottolineare in ultimo che pure il sodalizio Pianimpianti-Lurgi è connotato da un iter mosso, antecedente e successivo alla firma dei contratti con Actelios-Elettroambiente. Le due società sono finite sotto inchiesta nel 2005 per un giro di tangenti connesse alla costruzione dei due termovalorizzatori di Colleferro. Compaiono altresì nell’inchiesta Cash cow, ancora in corso, che nella medesima area laziale ha coinvolto, fra gli altri, decine di politici. A questo punto, dal momento che sono state disposte nuove gare, si tratta di capire cosa potrà avvenire delle intese sottoscritte a partire dal 2003. Di certo, le società aggiudicatarie hanno guadagnato una posizione favorevole. Da titolari dei cantieri, hanno ripreso a beneficiare infatti del “Cip6”, malgrado il blocco di ogni attività dal 2007. Otterranno infine il mega risarcimento che reclamavano, di 200 milioni di euro appunto, pur avendo effettuato nei tre siti lavori esigui, solo di recinzione e movimento terra. Dopo la firma dell’accordo, regna quindi un curioso ottimismo. Prova ne è che i titoli Falck hanno avuto in Borsa rialzi del tutto anomali, lontanissimi dai trend dell’attuale recessione. Ma quali giochi vanno facendosi? La cifra della penale, che evoca un calcolo complesso, di certo costituirà un forte deterrente alla partecipazione di nuove compagini. Nel caso in cui la gara dovesse andare a vuoto, l’affidamento diretto agli attuali concessionari, a trattativa privata, potrebbe essere quindi un esito “inevitabile”. Ed è la stessa Falck a dare conto di intese in tal senso con l’Agenzia regionale, nella relazione semestrale del giugno 2008. Per motivi di opportunità potrebbe prevalere tuttavia una seconda soluzione: il ritorno in gara, direttamente o in forma mimetica, delle imprese già aggiudicatarie, che finirebbero per pagare a sé stesse la penale, per il ripristino dei patti. In ambedue i casi, come è evidente, risulterebbe eluso il pronunciamento della Corte di Giustizia Ue.

Tratto da Dialogos - Circolo ARCI Corleone

Referendum x legge truffa

giovedì 11 giugno 2009

Dolce Enrico - 25 anni dopo

Solo un grande partito può fermare questa destra

Ancora una volta mi ritrovo a mettere nero su bianco le mie personali riflessioni sulla sinistra (e sul centro-sinistra). Nell’ambito dello schieramento progressista, come è noto, il PD è in forte difficoltà anche se il risultato è notevolmente al di sopra dei pronostici sondaggistici. Un numero significativo di elettori non ha ritenuto di riconfermare il proprio voto al PD. Malgrado ciò, le due liste che si collocano alla sinistra del Partito Dmocratico, riescono ad intercettare questi voti solo marginalmente. Certamente la scarsità di risorse e di spazi nei media è stata determinante. Tuttavia non si può negare, a mio avviso, un fatto politico: sia Sinistra e Libertà che (a maggior ragione) la lista neo-comunista, si sono dimostrate inadeguate nei confronti delle necessità e dei desideri del popolo di sinistra.
Per quanto riguarda la lista di Ferrero, Diliberto e Salvi, non c’è molto da dire: concordo con Soro, il quale afferma che questi dirigenti (e quest’area della sinistra) hanno fatto proprio il vessillo della politica di testimonianza. Scelta sacrosanta e legittima, ma per quanto mi riguarda, completamente inutile. Le dichiarazioni di Ferrero sulla creazione di un polo di sinistra alternativo al Partito Democratico mi sembra un delirio politico. Infatti, ritengo che oggi in Italia si possa volere creare una formazione alla sinistra del PD, ma che abbia un progetto politico: allearsi con il resto del centro-sinistra, quindi in primo luogo con il PD. Siamo tornati ai tempi di Democrazia proletaria che lottava contro il PCI molto di più di quanto non facesse contro i moderati del tempo (e del resto Ferrero proviene da DP).
Sulle alleanze all’interno del Centro-Sinistra, una grossa novità viene proposta da Giovanna Melandri, la quale superando l’infausta e miope logica veltroniana dell’autosufficienza, mette in campo un nuovo concetto: quello di un cantiere da fare in comune tra PD ed altri partiti dell’area progressista, di cui Sinistra e Libertà è parte integrante. Questa è un’idea che, a mio avviso, potrà avere parecchi sviluppi.
Credo e spero che Nichi Vendola voglia intraprendere il percorso aperto dalla Melandri e che non si perda in autoincensamenti, così come hanno fatto altri dirigenti di Sinistra e Liberà che hanno osannato il risultato ottenuto e dichiarato che il futuro della nuova sinistra è radioso (in che pianeta vivono costoro?).
Soro e Melandri hanno ragione ad invitare SL ad allearsi con il PD per ricostruire un progetto di governo di un nuovo centro sinistra (in realtà Melandri fa intendere proposte più coraggiose).
Ho fatto riferimento ai due politici del PD, in quanto essi esprimono il percorso politico fatto da me in questi ultimi mesi. Ho vissuto questo periodo di campagna elettorale sentendomi sempre più stretto all’interno di Sinistra democratica (e di Sinistra e Libertà), anche se mi aveva entusiasmato lo start up di questo raggruppamento. Man mano che si avvicendavano i giorni, che seguivo le dichiarazioni politiche di SL, mi rendevo sempre più conto dell’inadeguatezza e dei limiti di questo raggruppamento. Prima di andare al voto, avevo già maturato il bisogno di prendere quella decisione che ho ufficializzato in data odierna: le dimissioni dal Coordinamento Provinciale di SD e dallo stesso movimento di SL. Di tutti i manifesti elettorali del PD ne ho apprezzato solo uno, quello che recitava il seguente slogan: solo un grande partito può fermare questa destra. Mi è piaciuto perché rispecchia il mio pensiero; prima del week end elettorale avevo già deciso: ho votato PD (preferendo tre candidati di eccellenza: Borsellino, Tripi e Crocetta). Convinto nella veridicità dello slogan citato, ho deciso di aderire al progetto del PD, pur essendo convinto che questo partito ha bisogno di un profondo cambiamento

lunedì 8 giugno 2009

Analisi del voto a botta calda.


I risultati di questa consultazione europea non sono stati così scontati come sembra. Le forze del centro sinistra rappresentate in parlamento(PD+IDV+Radicali) sostanzialmente tengono, passando dal 37,6 delle politiche del 2008 al 36,5, sebbene la distribuzione all’interno di queste forze risulti essere profondamente mutata. La sinistra radicale + i socialisti, passano dal 4,1 al 6,7% pur non riuscendo a superare la soglia di sbarramento per via della divisione in due liste. Complessivamente la somma algebrica di tutte le forze della vecchia unione non solo tengono ma incrementano la loro percentuale (dal 41,7 al 43,2%).
L’Unione di Centro pur mantenendo sostanzialmente i voti guadagnati alla politiche, aumenta il proprio peso specifico percentuale, per via dell’astensionismo (passa dal 5,6 al 6,5%).
Per quanto riguarda il centro destra esso complessivamente arretra sia percentualmente (dal 46,8 al 45,5%) che in voti assoluti (dai 17 ai 14 milioni) e ciò è dipeso esclusivamente da una emorragia del PDL.Riguardo le singole forze politiche, si è detto che i due vincitori indiscussi siano stati la lega e IDV. In reltà il discorso è valido soltanto per il partito di Di Pietro, in quanto la Lega mantiene i voti del 2008 ed anche in questo caso, l’aumento del peso percentuale è determinato dal maggiore astensionismo. Per UDC e Lega, quindi, si può affermare che esse non siano state intaccate dal significativo astensionismo registrato in queste consultazioni. Italia dei valori, invece, vede incrementare la propria dote elettorale di 800.000 voti e raddoppia il proprio peso percentuale. Di Pietro, in realtà può essere considerato, il solo vero vincitore di questa tornata elettorale.
Interessante risulta (almeno da un punto di vista numerico) il risultato raggiunto complessivamente da Sinistra e Libertà, Comunisti e Radicali che nel complesso prendono il 9%.
Per quanto riguarda il PD, esso perde 4 milioni di voti. Ma in realtà, considerando i voti dei radicali supera di poco l’emorragia del PDL. Con una grande differenza: un milione e seicentomila voti rimangono all’interno del centro sinistra (Di Pietro e Sinistra radicale). Inoltre i voti persi da PD+IDV+Radicali risultano essere pari a 2 milioni, contro i 3 milioni di voti persi da PDL+lega.
Il dato del PD, non è da considerare una disfatta elettorale in quanto i sondaggi erano stati molto più severi della realtà elettorale. Bisogna non sottovalutare la capacità di recupero che ha avuto questo partito sebbene parte del proprio elettorato abbia preferito Di Pietro (considerato più incisivo nell’opposizione a Berlusconi) ed il voto utile dato a radicali e liste della sinistra finalizzato al superamento della soglia di sbarramento).
Pesante, invece, risulta la situazione del PDL in quanto era quotato attorno al 40% e l’obiettivo sbandierato da Berlusconi era il 45%. Un voto che non può che essere letto come una sconfitta personale del Capo del Governo. Come scrivevo qualche tempo fa, l’imperatore (finalmente) è nudo. Il suo splendore inizia ad offuscarsi sebbene la maggior parte dell’informazione sia ad esso asservita.
Su questo bisognerebbe fare una valutazione a se stante, ma di sicuro in questa sede deve essere sottolineato un fatto: il PD è in difficoltà ma il PDL soffre anch’esso. I due partiti principali, sono stati i veri bersagli dell’astensionismo. Nel caso del PDL, come dicevo, dipende dalle pecche politiche e personali di Berlusconi e dall’incapacità di questo governo e di questa maggioranza nel gestire la crisi, il fenomeno dell’immigrazione ecc. Nel caso del PD ciò dipende da un’insoddisfazione diffusa dei propri elettori sulla politica spesso poco chiara e poco decisa, ma ciò sarà argomento di un mio ulteriore articolo sulla condizione della sinistra dopo il voto di giugno.
Per quanto riguarda i due partiti della sinistra radicale, infine, ritengo che questa volta sia stata posta una pietra tombale sia sul progetto di una sinistra laica e senza aggettivi che sulla costituente comunista. I comunisti, sempre più arroccati nella loro deriva identitaria e Sinistra e Libertà alla perenne ricerca di un orizzonte politico che non riesce a trovare. Certo l’ostracismo televisivo contro le piccole formazioni e la scarsità di mezzi ha contribuito al mancato raggiungimento della soglia elettorale. Ma il problema di fondo è politico. Chi ha capito in cosa si diversificavano le due formazioni della sinistra radicale (a parte nome e simbolo)? Quella sinistra che vuole stare dalla parte dei deboli è sempre più un club elitario autoreferenziale la cui utilità al Paese è dubbia e discutibile. E questo è un discorso che con sfumature diverse riguarda tutte e due le formazioni nate dal disfacimento di Sinistra Arcobaleno. Di contro i comunisti si ostinano a porsi come alternativa al PD e non come interlocutori con l’ambizione di contribuire a spostarne a sinistra la linea politica e con la lucidità del senso del compromesso inteso come sintesi e mediazione tra diverse posizioni. Il Paese, in modo convulso, caotico e scomposto, sta iniziando a volere un cambiamento ma sembra proprio che nessuno sia in grado di soddisfare e coltivare questo nascente bisogno.

mercoledì 27 maggio 2009

L'ultimo strappo di Lombardo: licenziati cinque assessori

Il governatore Lombardo ha revocato gli assessori che non si erano dimessi, e annuncia per oggi il varo della nuova giunta. «Faccia un passo indietro», dice l´ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro. Oggi il comitato politico del Pd discute sul sostegno al nuovo governo regionale.

La frattura non si è composta. Anzi. Raffaele Lombardo annuncia che oggi nominerà almeno una parte della giunta, «il minimo necessario per riunirsi e decidere»: sette o otto assessori, fra i quali non mancheranno i tecnici che rappresenteranno quell´«alleanza sociale» posta alla base del nuovo governo che nascerà dopo la frattura con l´ala maggioritaria del Pdl e con l´Udc. «Ho scritto a matita una ventina di nomi», dice il governatore ma fra i papabili ci sono Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano (potrebbe andare ai Beni culturali), il vicepresidente di Confindustria Sicilia Marco Venturi e Gianni Puglisi, che però dovrebbe lasciare la guida della Fondazione Banco di Sicilia.Altro candidato a un posto in giunta rimane l´economista Mario Centorrino, mentre il segretario della Cisl Maurizio Bernava smentisce qualsiasi contatto: «Non sono interessato a un ruolo nell´amministrazione regionale». Fra le molte voci che hanno contraddistinto la giornata di ieri anche quella che riguarda un incarico da assessore all´Agricoltura per l´imprenditrice del vino Josè Rallo. E lo stesso Lombardo conferma la stima per il presidente della fondazione Orestiadi Ludovico Corrao, «coraggioso autonomista ante litteram», uno dei protagonisti della stagione del milazzismo. Non è detto che questa stima si traduca poi in un incarico.Di certo, l´ultimo strappo Raffaele Lombardo lo ha fatto ieri a ora di pranzo, mettendo alla porta quegli assessori del Pdl e dell´Mpa che si erano rifiutati di firmare le dimissioni. Revocati gli incarichi a Giovanni La Via, Francesco Scoma, Carmelo Incardona, Antonello Antinoro e Pippo Gianni. «Mi dispiace - dice il governatore - che qualcuno abbia tirato un po´ troppo la corda: questo gesto di resistenza ha finito per indebolire ancora di più la mia fiducia». L´operazione azzeramento della giunta si è così conclusa: Lombardo aveva già incassato le dimissioni degli assessori dell´area Micciché (Giambattista Bufardeci e Michele Cimino), di Luigi Gentile e dei due esponenti dell´Mpa Roberto Di Mauro e Giuseppe Sorbello. Restano al governo i magistrati Massimo Russo e Giovanni Ilarda.
Lombardo prosegue nella sua sfida, malgrado gli avvertimenti del coordinatore nazionale Sandro Bondi, che gli chiede di assumere una «posizione chiara» nei confronti del Pdl e di «rispettare il patto elettorale con i siciliani che hanno votato centrodestra». Il governatore risponde che «le intese si rompono quando non si rispettano gli accordi» e in testa alla lista mette il mancato trasferimento dei 4 miliardi di fondi Fas alla Sicilia. E Bondi mette in guardia anche gli esponenti dell´ala Micciché, in predicato di rientrare al governo: «Il Pdl non permetterà collaborazioni spontanee e fuori dalla logica unitaria di partito». Trentasette deputati regionali del Pdl e dell´Udc, intanto, hanno chiesto al presidente dell´Ars Francesco Cascio la convocazione straordinaria di Sala d´Ercole proprio per discutere «l´iniziativa messa in atto unilateralmente dal presidente della Regione in questi giorni, di procedere ad una rideterminazione della composizione della giunta regionale, in un quadro di alleanze diverso da quello sancito all´inizio della legislatura».Lombardo continua ad escludere alleanze organiche con il Pd anche se nel suo entourage c´è chi come l´ex presidente della Provincia Francesco Musotto ipotizza accordi «non con le segreterie politiche con singoli parlamentari del centrosinistra». Il governatore, in ogni caso, è pronto a nominare tecnici non sgraditi al partito democratico. Lasciando però la porta aperta a qualsiasi soluzione, anche a una ricucitura dei rapporti con l´area di maggioranza del Pdl: «Per ora ho contatti a trecentosessanta gradi, anche gli ambienti ostili del Popolo della libertà - afferma - sono pronti al dialogo». E ieri sera, a Ballarò, Lombardo si è confrontato proprio con Sandro Bondi. Oggi sarà la giornata decisiva.
di Emanuele Lauria
La Repubblica - Palermo
(27 maggio 2009)

L'imperatoreè nudo

La malattia infettiva, ormai cronicizzata di cui è affetta la democrazia italiana, continua a peggiorare. L’impero sembra consolidarsi di più ogni giorno che passa. E il satrapo-imperatoore se nn ha ancora nominato senatore né cavalli né stallieri, ha ben pensato di ridurre a cento i parlamentari, per sancire quello che è già un dato di fatto: la mera funzione notarile del Parlamento. Se il referendum dovesse fare vincere i SI egli avrebbe i numeri per cambiare la costituzione facendoci sprofondare in una qualche forma di dittatura conclamata. Ed in realtà, stando ai sondaggi, probabilmente potrebbe non avere bisogno dell’esito del referendum per diventare totalmente un monarca assoluto. “Per una strana alchimia il Paese tutto concede tutto giustifica al suo imperatore”. Il cavaliere vola nei sondaggi ed i suoi avversari hanno perso la bussola.
Ma forse l’imperatore ha intrapreso il lento cammino che potrebbe porre fine al suo dominio assoluto. I giudici hanno appurato che Silvio ha corrotto Mills, la moglie Veronica decide di mollare un marito che definisce bisognoso di aiuto e malato. La chiesa inizia a smarcarsi da un alleato che da un lato le consente di porre sull’Italia una sorta di protettorato etico-morale ma che dall’altro diventa sempre più scomodo. La stampa internazionale (di destra e di sinistra) ne condanna i comportamenti pubblici ed il governo. Il caso Noemi, fuori dai pettegolezzi, mette in luce quanto sia alta la propensione alla menzogna del capo del governo e di quanto sia discutibile e squallido l'uomo ed il politico Berlusconi-Papi.
L’imperatore forse non è ancora del tutto nudo ma comincia a perdere brandelli di vestiti. Ecco perché c’è bisogno di un centro-sinistra forte, dalle idee chiare, deciso, unito e coraggioso. Ecco perché, all’interno del centro sinistra, è giunto il momento di fare scelte coraggiose. Dare al nostro paese l’opportunità di un’alternativa politica è un dovere ed una necessità.

martedì 12 maggio 2009

L'emergenza rifiuti in Sicilia

E' allarme in gran parte della Sicilia per la raccolta dei rifiuti. In attesa della riforma, gli Ato accusano problemi di natura economica ed in diverse città dell'isola il servizio non viene garantito con regolarità.Ad Agrigento ed in 17 comuni della provincia, i netturbini dell'Ato Gesa Ag2 sono tornati al lavoro dopo cinque giorni di sciopero. Sullo sciopero, i magistrati della Procura di Agrigento hanno aperto un'inchiesta per interruzione di pubblico servizio.Situazione non rosea neanche nel Palermitano, dove il Coinres, che gestisce il servizio in 22 comuni, rischia la paralisi. Problemi di raccolta dei rifiuti ci sono anche nella Sicilia orientale. Nei mesi scorsi i netturbini della Simeto Ambiente, una delle cinque società d'ambito del Catanese, hanno più volte interrotto il servizio in una decina dei comuni serviti per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi."La situazione della raccolta dei rifiuti è grave - ha affermato Giusy Milazzo, della segreteria confederale della Cgil di Catania - perché ha subito il fallimento del sistema di gestione dei rifiuti".Ed il problema maggiore arriverà nei mesi estivi, quando il caldo potrebbe avere effetti devastanti sulla salute per i cumuli di spazzatura che continuano a crescere sulle strade siciliane. Per non parlare del danno all'immagine per una terra che vuole ritagliarsi un posto nel panorama turistico internazionale.
C'è chi, come il governo regionale, sostiene (e noi contrastiamo questa posizione) che l'unica soluzione al problema possa essere quello di costruire i termovalorizzatori (nome politicamente corretto per non usare la parola inceneritore). Da qualche anno esiste il progetto di costruire diversi impianti in Sicilia: quattro per l'esattezza, fino all'ultima programmazione del "piano rifiuti regionale", dal quale è stato eliminato l'impianto di Paternò (CT). Nella lista sono rimasti invece quelli di Bellolampo (PA), Casteltermini (AG) e Augusta (SR).
Durante il governo Cuffaro la Regione ha fissato il numero dei termovalorizzatori e le località nelle quali realizzarli. Bandite le gare, aggiudicati gli appalti e avviati i primi lavori tutto si è fermato perché la Corte di giustizia europea ha sentenziato che i bandi non avevano avuto la necessaria pubblicità. Da qui lo stop e il conseguente ordine di ricominciare da zero. A questo punto i vincitori del primo appalto, che intanto avevano cominciato i lavori, hanno avuto il diritto di essere risarciti. Così l'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque (Arra) ha riunito le società interessate per stabilire la cifra. Agli incontri si sono presentate le società di scopo Pea, Platani e Tifeo che dovranno realizzare gli impianti di Bellolampo, Casteltermini e Augusta. In tutte e tre le società il pacchetto di maggioranza è detenuto dalla Actelios del gruppo Falck. La Sicilpower (la cui maggioranza fa capo alla Waste Italia) che aveva vinto la gara per Paternò non ha invece preso parte alle riunioni. "Sono stati invitati come gli altri, ma non si sono presentati - ha spiegato il direttore dell'Arra, Felice Crosta -. Per questo abbiamo attivato le procedure per la risoluzione della convezione, inviando una lettera di diffida alla società". L'Arra, dunque, ha infine sottoscritto gli accordi soltanto con le società Pea, Platani e Tifeo. L'accordo prevede che "la prossima aggiudicazione degli appalti di servizi impegna i futuri assegnatari a subentrare agli attuali concessionari rimborsandoli dei costi sostenuti.
Secondo noi, non è con gli inceneritori che si risolverà il problema dei rifiuti. ma con un'adeguata politica il cui obiettivo sia la produzione di zero rifiuti da elimare in discarica. Non è un'utopia, non è fantascienza. Alcuni comuni, come quello di Capannori (LU) sono molto vicini a questo traguardo. In una fase in cui il sistema economico globale è entrata pesantemente in crisi, bisogna ripensare al modello di sviluppo. Un modello che sia equo ecologico e solidare. Un modello, che nello specifico dell'argomento in tema, tratti i rifiuti come materia prima da manipolare per produrre richhezza e redistribuire reddito.
Non è impossibile, ma per il raggiungimento di ciò è necessaria una concreta volontà politica e la creazione di una cultura ambientalista diffusa. Ed è necessario spezzare il coagulo di interessi politico/economico/mafioso che esiste nel buisness dei rifiuti. E questa è la solita vecchia storia...

Le informazioni sono state tratte da: La Siciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it (articolo di Massimo Lorello) e guidasicilia.it