mercoledì 27 maggio 2009

L'ultimo strappo di Lombardo: licenziati cinque assessori

Il governatore Lombardo ha revocato gli assessori che non si erano dimessi, e annuncia per oggi il varo della nuova giunta. «Faccia un passo indietro», dice l´ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro. Oggi il comitato politico del Pd discute sul sostegno al nuovo governo regionale.

La frattura non si è composta. Anzi. Raffaele Lombardo annuncia che oggi nominerà almeno una parte della giunta, «il minimo necessario per riunirsi e decidere»: sette o otto assessori, fra i quali non mancheranno i tecnici che rappresenteranno quell´«alleanza sociale» posta alla base del nuovo governo che nascerà dopo la frattura con l´ala maggioritaria del Pdl e con l´Udc. «Ho scritto a matita una ventina di nomi», dice il governatore ma fra i papabili ci sono Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano (potrebbe andare ai Beni culturali), il vicepresidente di Confindustria Sicilia Marco Venturi e Gianni Puglisi, che però dovrebbe lasciare la guida della Fondazione Banco di Sicilia.Altro candidato a un posto in giunta rimane l´economista Mario Centorrino, mentre il segretario della Cisl Maurizio Bernava smentisce qualsiasi contatto: «Non sono interessato a un ruolo nell´amministrazione regionale». Fra le molte voci che hanno contraddistinto la giornata di ieri anche quella che riguarda un incarico da assessore all´Agricoltura per l´imprenditrice del vino Josè Rallo. E lo stesso Lombardo conferma la stima per il presidente della fondazione Orestiadi Ludovico Corrao, «coraggioso autonomista ante litteram», uno dei protagonisti della stagione del milazzismo. Non è detto che questa stima si traduca poi in un incarico.Di certo, l´ultimo strappo Raffaele Lombardo lo ha fatto ieri a ora di pranzo, mettendo alla porta quegli assessori del Pdl e dell´Mpa che si erano rifiutati di firmare le dimissioni. Revocati gli incarichi a Giovanni La Via, Francesco Scoma, Carmelo Incardona, Antonello Antinoro e Pippo Gianni. «Mi dispiace - dice il governatore - che qualcuno abbia tirato un po´ troppo la corda: questo gesto di resistenza ha finito per indebolire ancora di più la mia fiducia». L´operazione azzeramento della giunta si è così conclusa: Lombardo aveva già incassato le dimissioni degli assessori dell´area Micciché (Giambattista Bufardeci e Michele Cimino), di Luigi Gentile e dei due esponenti dell´Mpa Roberto Di Mauro e Giuseppe Sorbello. Restano al governo i magistrati Massimo Russo e Giovanni Ilarda.
Lombardo prosegue nella sua sfida, malgrado gli avvertimenti del coordinatore nazionale Sandro Bondi, che gli chiede di assumere una «posizione chiara» nei confronti del Pdl e di «rispettare il patto elettorale con i siciliani che hanno votato centrodestra». Il governatore risponde che «le intese si rompono quando non si rispettano gli accordi» e in testa alla lista mette il mancato trasferimento dei 4 miliardi di fondi Fas alla Sicilia. E Bondi mette in guardia anche gli esponenti dell´ala Micciché, in predicato di rientrare al governo: «Il Pdl non permetterà collaborazioni spontanee e fuori dalla logica unitaria di partito». Trentasette deputati regionali del Pdl e dell´Udc, intanto, hanno chiesto al presidente dell´Ars Francesco Cascio la convocazione straordinaria di Sala d´Ercole proprio per discutere «l´iniziativa messa in atto unilateralmente dal presidente della Regione in questi giorni, di procedere ad una rideterminazione della composizione della giunta regionale, in un quadro di alleanze diverso da quello sancito all´inizio della legislatura».Lombardo continua ad escludere alleanze organiche con il Pd anche se nel suo entourage c´è chi come l´ex presidente della Provincia Francesco Musotto ipotizza accordi «non con le segreterie politiche con singoli parlamentari del centrosinistra». Il governatore, in ogni caso, è pronto a nominare tecnici non sgraditi al partito democratico. Lasciando però la porta aperta a qualsiasi soluzione, anche a una ricucitura dei rapporti con l´area di maggioranza del Pdl: «Per ora ho contatti a trecentosessanta gradi, anche gli ambienti ostili del Popolo della libertà - afferma - sono pronti al dialogo». E ieri sera, a Ballarò, Lombardo si è confrontato proprio con Sandro Bondi. Oggi sarà la giornata decisiva.
di Emanuele Lauria
La Repubblica - Palermo
(27 maggio 2009)

L'imperatoreè nudo

La malattia infettiva, ormai cronicizzata di cui è affetta la democrazia italiana, continua a peggiorare. L’impero sembra consolidarsi di più ogni giorno che passa. E il satrapo-imperatoore se nn ha ancora nominato senatore né cavalli né stallieri, ha ben pensato di ridurre a cento i parlamentari, per sancire quello che è già un dato di fatto: la mera funzione notarile del Parlamento. Se il referendum dovesse fare vincere i SI egli avrebbe i numeri per cambiare la costituzione facendoci sprofondare in una qualche forma di dittatura conclamata. Ed in realtà, stando ai sondaggi, probabilmente potrebbe non avere bisogno dell’esito del referendum per diventare totalmente un monarca assoluto. “Per una strana alchimia il Paese tutto concede tutto giustifica al suo imperatore”. Il cavaliere vola nei sondaggi ed i suoi avversari hanno perso la bussola.
Ma forse l’imperatore ha intrapreso il lento cammino che potrebbe porre fine al suo dominio assoluto. I giudici hanno appurato che Silvio ha corrotto Mills, la moglie Veronica decide di mollare un marito che definisce bisognoso di aiuto e malato. La chiesa inizia a smarcarsi da un alleato che da un lato le consente di porre sull’Italia una sorta di protettorato etico-morale ma che dall’altro diventa sempre più scomodo. La stampa internazionale (di destra e di sinistra) ne condanna i comportamenti pubblici ed il governo. Il caso Noemi, fuori dai pettegolezzi, mette in luce quanto sia alta la propensione alla menzogna del capo del governo e di quanto sia discutibile e squallido l'uomo ed il politico Berlusconi-Papi.
L’imperatore forse non è ancora del tutto nudo ma comincia a perdere brandelli di vestiti. Ecco perché c’è bisogno di un centro-sinistra forte, dalle idee chiare, deciso, unito e coraggioso. Ecco perché, all’interno del centro sinistra, è giunto il momento di fare scelte coraggiose. Dare al nostro paese l’opportunità di un’alternativa politica è un dovere ed una necessità.

martedì 12 maggio 2009

L'emergenza rifiuti in Sicilia

E' allarme in gran parte della Sicilia per la raccolta dei rifiuti. In attesa della riforma, gli Ato accusano problemi di natura economica ed in diverse città dell'isola il servizio non viene garantito con regolarità.Ad Agrigento ed in 17 comuni della provincia, i netturbini dell'Ato Gesa Ag2 sono tornati al lavoro dopo cinque giorni di sciopero. Sullo sciopero, i magistrati della Procura di Agrigento hanno aperto un'inchiesta per interruzione di pubblico servizio.Situazione non rosea neanche nel Palermitano, dove il Coinres, che gestisce il servizio in 22 comuni, rischia la paralisi. Problemi di raccolta dei rifiuti ci sono anche nella Sicilia orientale. Nei mesi scorsi i netturbini della Simeto Ambiente, una delle cinque società d'ambito del Catanese, hanno più volte interrotto il servizio in una decina dei comuni serviti per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi."La situazione della raccolta dei rifiuti è grave - ha affermato Giusy Milazzo, della segreteria confederale della Cgil di Catania - perché ha subito il fallimento del sistema di gestione dei rifiuti".Ed il problema maggiore arriverà nei mesi estivi, quando il caldo potrebbe avere effetti devastanti sulla salute per i cumuli di spazzatura che continuano a crescere sulle strade siciliane. Per non parlare del danno all'immagine per una terra che vuole ritagliarsi un posto nel panorama turistico internazionale.
C'è chi, come il governo regionale, sostiene (e noi contrastiamo questa posizione) che l'unica soluzione al problema possa essere quello di costruire i termovalorizzatori (nome politicamente corretto per non usare la parola inceneritore). Da qualche anno esiste il progetto di costruire diversi impianti in Sicilia: quattro per l'esattezza, fino all'ultima programmazione del "piano rifiuti regionale", dal quale è stato eliminato l'impianto di Paternò (CT). Nella lista sono rimasti invece quelli di Bellolampo (PA), Casteltermini (AG) e Augusta (SR).
Durante il governo Cuffaro la Regione ha fissato il numero dei termovalorizzatori e le località nelle quali realizzarli. Bandite le gare, aggiudicati gli appalti e avviati i primi lavori tutto si è fermato perché la Corte di giustizia europea ha sentenziato che i bandi non avevano avuto la necessaria pubblicità. Da qui lo stop e il conseguente ordine di ricominciare da zero. A questo punto i vincitori del primo appalto, che intanto avevano cominciato i lavori, hanno avuto il diritto di essere risarciti. Così l'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque (Arra) ha riunito le società interessate per stabilire la cifra. Agli incontri si sono presentate le società di scopo Pea, Platani e Tifeo che dovranno realizzare gli impianti di Bellolampo, Casteltermini e Augusta. In tutte e tre le società il pacchetto di maggioranza è detenuto dalla Actelios del gruppo Falck. La Sicilpower (la cui maggioranza fa capo alla Waste Italia) che aveva vinto la gara per Paternò non ha invece preso parte alle riunioni. "Sono stati invitati come gli altri, ma non si sono presentati - ha spiegato il direttore dell'Arra, Felice Crosta -. Per questo abbiamo attivato le procedure per la risoluzione della convezione, inviando una lettera di diffida alla società". L'Arra, dunque, ha infine sottoscritto gli accordi soltanto con le società Pea, Platani e Tifeo. L'accordo prevede che "la prossima aggiudicazione degli appalti di servizi impegna i futuri assegnatari a subentrare agli attuali concessionari rimborsandoli dei costi sostenuti.
Secondo noi, non è con gli inceneritori che si risolverà il problema dei rifiuti. ma con un'adeguata politica il cui obiettivo sia la produzione di zero rifiuti da elimare in discarica. Non è un'utopia, non è fantascienza. Alcuni comuni, come quello di Capannori (LU) sono molto vicini a questo traguardo. In una fase in cui il sistema economico globale è entrata pesantemente in crisi, bisogna ripensare al modello di sviluppo. Un modello che sia equo ecologico e solidare. Un modello, che nello specifico dell'argomento in tema, tratti i rifiuti come materia prima da manipolare per produrre richhezza e redistribuire reddito.
Non è impossibile, ma per il raggiungimento di ciò è necessaria una concreta volontà politica e la creazione di una cultura ambientalista diffusa. Ed è necessario spezzare il coagulo di interessi politico/economico/mafioso che esiste nel buisness dei rifiuti. E questa è la solita vecchia storia...

Le informazioni sono state tratte da: La Siciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it (articolo di Massimo Lorello) e guidasicilia.it

giovedì 7 maggio 2009

Che fine ha fatto la stazione di polizia municipale di Canalicchio?

Uno dei punti del nostro programma elettorale era l'istituzione di una stazione di polizia municipale a Canalicchio. L'attuale amministrazione aveva recepito questo punto ed ha individuato un locale attiguo all'ufficio postale di Largo Carnazza. L'ubicazione è ottimale in quanto può garantire un certo grado di sicurezza agli anziani che riscuotono la pensione alla posta. Tuttavia sebbene il locale sia stato individuato, della polizia municipale ancora non vi è traccia. Quanto dovremo ancora apettare?

lunedì 4 maggio 2009

Rifiuti: dal Comune vogliamo fatti non parole

Il consiglio comunale di Gravina ha approvato un emendamento di indirizzo in relazione all’Ato 3. I punti salienti di questo emendamento sono i seguenti:

Immediata adozione di provvedimenti normativi per l’abolizione degli ATO
La raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani è di competenza dei comuni
La riscossione della TIA deve essere fatta direttamente dai comuni
Il pagamento della tariffa TIA 2008 deve essere dilazionato e/o deve essere differito la scadenza della stessa a causa dell’elevato aumento rispetto a quelle degli anni precedenti.

A nostro avviso, ad eccezione del punto 4 su cui deve essere fatto un ragionamento a se stante, questo emendamento deliberato dal Consiglio comunale di Gravina, sebbene sia un emendamento di indirizzo, può essere un punto di partenza accettabile ed i cui principi potrebbero essere un punto di partenza anche per un ragionamento su ATO, TIA e smaltimento dei rifiuti, nel nostro comune. Escludendo appunto l’eccessivo onere a carico dei contribuenti che deve essere rivisto anche in funzione alla bocciatura delle tariffe TIA da parte della CGA che ha reintrodotto le tariffe del 2003.
A tal proposito si consideri anche l’abolizione delle tariffe TIA da parte del comune di Mascalcia che ha reintrodotta la TARSU direttamente fissata e riscossa dal comune.
Coerentemente al nostro programma, in cui si ipotizzava anche la possibilità di fuoriuscita dall’ATO, riteniamo che debba essere ripensato il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ciò può passare attraverso l’abolizione degli ATO e l’istituzione di consorzi di comuni che volontariamente si associano per l’ottimizzazione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, mantenendo ai comuni la titolarità di raccolta e emissione della tariffa.
Tuttavia questo non può essere fatto indipendentemente da un sistema di raccolta differenziata ben organizzato con incentivazioni anche economiche e con una fruizione del servizio a disposizione di tutti i cittadini (es. raccolta porta a porta). Il comune di Tremestieri ha fatto timidi passi istituendo i contenitori per i rifiuti organici e per il cartone, ma il servizio dovrebbe essere notevolmente migliorato ed ampliato. Il Sindaco ed il Consiglio comunale hanno preso un chiaro impegno con la cittadinanza. Siamo in attesa di vedere i fatti concreti.

Referendum, un passpartout verso il regime

A questo punto il tema del referendum elettorale ha cambiato di segno. Se poteva apparire, all'origine, un tentativo di rompere con l'attuale sistema -il famigeratissimo ‘porcellum'- ora ha assunto ben altre sembianze. Quelle di uno strumento (potenziale, certo, ma non irrealistico) per legittimare alle prossime urne politiche (all'uopo anticipate) un regime autoritario. E, infatti, il partito che prendesse la maggioranza relativa otterrebbe il 55% dei seggi. Berlusconi ha fatto rapidamente sapere che andrà a votare, eccome, non ritenendosi ingenuo o misericordioso. Quanto a rivedere la legge attuale, Cicchitto e altri sono accorsi a rispondere a chi riteneva (e ritiene) inevitabile cambiare il ‘porcellum' dopo l'ipotetico successo del sì: il referendum opera chirurgicamente sulle norme e si applica immediatamente. Un bel servito alla Lega, che sbraita contro, ma che con la secca presa di posizione del Pdl si trova indebolita e spiazzata.
E' doveroso ora prendere in esame le novità, il nuovo contesto, rivedendo l'originaria propensione di tanti (a partire dalla grande maggioranza del Partito democratico) per il sì, visto come grimaldello per la riforma. Mentre quella speranza si è rapidamente rovesciata nel suo contrario. Il sì ha perduto il suo significato.
Cambiare opinione non vuol dire venir meno alla necessità di mettere in campo un progetto di legge elettorale, in grado di riconsegnare ai cittadini il diritto di scelta oggi negato, con le ‘nomine' dall'alto dei parlamentari. Per questo, però, è indispensabile ridiscutere e scegliere di battersi contro il referendum, per evitare il peggio.
Siamo in una situazione molto delicata e già molte delle strutture democratiche sono indebolite. In presenza di un concreto e quotidiano rischio autoritario condito di populismo elettronico, l'incentivo referendario può divenire il moltiplicatore decisivo. Purtroppo. Ci si pensi finché si è in tempo. La nascita e la crescita di un regime avviene storicamente -pur con le dovute differenze- mediante sequenze apparentemente isolate o casuali di atti. Dopo la storia è chiara nella sua sintesi, quando è tardi per intervenire. John Ford diceva che quando nelle prime scene di un film viene inquadrato un fucile, prima o poi sparerà.
Aprile on line
Vincenzo Vita, 02 maggio 2009

domenica 3 maggio 2009

Bossi: legge elettorale con chi ci sta

Il referendum rischia di far esplodere un caso politico nella maggioranza. Umberto Bossi non si fida di Berlusconi, teme che il premier possa utilizzare il sì per fare del Pdl il partito "pigliatutto" e allora decide di correre ai ripari. Oggi, all'inaugurazione della sede allargata della Lega Nord a Gemonio, il leader del Carrocci ha annunciato che che il suo partito sta lavorando a una proposta di legge elettorale da far approvare con "chi ci sta": E a questo proposito ha definito "positive" le apertura del Pd a un lavoro comune sulla legge elettorale, ripetendo ancora una volta la sua contrarietà alla consultazione fissata per il 21 giugno. "Stiamo già pensando a una legge elettorale, perché non ci presenteremo a mani vuote - ha spiegato -. Il compito è stato dato a Calderoli e Maroni. Come fa la sinistra - ha aggiunto - a far votare sì? Se vota sì Berlusconi vince sempre le elezioni". La scelta leghista viene motivata da "ragioni di democrazia e anche dall'interesse di partito. "Sono convinto che certe leggi vadano fatte democraticamente in parlamento, non inventandosi un referendum che la gente non capisce. Abbiamo deciso di iniziare a scrivere la legge - ha concluso -, la faremo girare e la faremo con chi ci sta". Nel Pd, intanto Enrico Letta chiede di ripensare la scelta referendaria. "Se il premier confermerà che non vuole cambiare la legge elettorale dopo un'eventuale vittoria del sì, allora dovremo rivedere la nostra posizione e adeguare la strategia al tentativo di Berlusconi di truccare la carte».
L'Unità 03 maggio 2009

Allarme per la 'questione operaia'

Gli operai votano a destra. Non è una novità assoluta: il "sorpasso" era già avvenuto alle elezioni dello scorso anno quando per il 31,6 per cento scelsero il Pdl e per il 28,3 il Pd. Ma adesso la situazione - stando almeno all'ultimo sondaggio Ipsos pubblicato oggi dal Sole 24 ore - è diventata drammatica. Il voto operaio di destra "doppia" infatti quello democratico: 43,4 per cento contro il 22,4.Dai rilevamenti Ipsos c'è più di un motivo di allarme per il Pd e il centrosinistra. Pdl e Lega supererebbero assieme la soglia del 50 per cento: 40 per il partito del premier, 10,3 per quello di Bossi. Il Partito Democratico si attesterebbe al 26,2 per cento, Di Pietro al 9, l'Udc sale a 6 per cento, mentre il duello nella sinistra radicale vedrebbe avanti Rifondazione-Pdci col 3,5 rispetto al 2,5 di Sinistra e Libertà.Tra le categorie sociali, il Pd "mantiene" solo gli studenti (33,3 per cento, contro il 31,3 del Pdl) e gli impiegati e insegnanti (29,2 contro il 28,8). Per quanto riguarda il sesso la maggioranza dei suoi elettori sono donne, così come accade - e ancora più marcatamente - per il Pdl. Il partito di Berlusconi è in maggioranza tra le professioni elevate, i lavoratori autonomi (addirittura il 57,2 contro il 15,1), le casalinghe (50 a 20,2) e addirittura tra pensionati (38,7 a 33,4) e disoccupati (39,8 a 19,3).
L'Unità 03 maggio 2009