domenica 9 maggio 2010

Tremestieri: ricominciare è un obbligo

Tra qualche giorno si terrà il Congresso Provinciale del PD di Catania. Parto da qui per qualche breve considerazione sul Partito e sul Centro-Sinistra di Tremestieri Etneo.
Sappiamo quali sono gli ultimi eventi politici che hanno segnato la vita del PD nel nostro comune. Diversi esponenti di primo piano hanno abbandonato il partito chi per passare con Rutelli, chi, in modo più o meno “indiretto” con Don Raffaele. Non voglio giudicare le scelte politiche di nessuno e del resto non è questo ciò che mi prefiggo. Il dato di fatto è che il partito ha subito una deflagrazione che lo ha scosso profondamente. Ma se tutto dipendesse solo da questi ultimi eventi, probabilmente sarebbe più facile individuare le azioni correttive per una ripartenza.
Ma le radici della crisi del Partito Democratico di Tremestieri sono più profonde e più retro-datate: bisogna tornare in dietro di due anni e ricordare il modo con cui si è svolta e quello in cui si è conclusa l’ultima campagna elettorale per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale. E’ stata una campagna fatta di luci ed ombre. Il dato positivo è stato quello di avere presentato, in modo compatto, l’intero schieramento del Centro-Sinistra, cosa della quale ritengo di essere stato uno degli artefici (coordinando la lista civica Rinnovamento Tremestieri che riuniva compagni del PD, di cui allora non facevo parte e compagni di IdV, Verdi, PRC, PdCI e Sinistra Democratica, oltre che a singoli esponenti della società civile). Tuttavia i retroscena, i personalismi (in entrambe le liste) ed i tanti “intrighi” dei tre-mestieranti della politica (presenti purtroppo anche nello schieramento di Centro-Sinistra), portarono alla sconfitta che tutti conosciamo, sconfitta che venne seguita da liti furiose e dalle dimissioni dell’allora segretaria del Circolo PD (lasciando il partito in mano alla gestione ininfluente della vice segretaria di area prima Spampinato e poi Fiorenza che ha abbandonato il partito dopo averlo ridotto ad uno stato disastroso) e successivamente, dallo scioglimento per auto-estinzione dell’esperienza unitaria della lista civica che si era costituita in movimento. Ma anche il modo in cui si giunse alla candidatura di Maria Moro (compagna capace, ammirevole e che si mise alla testa dello schieramento con grandissimo impegno ed altrettanta generosità e spirito di servizio) in seguito a scontri tra chi ambiva alla stessa candidatura e divergenze sulla posizione da assumere al ballottaggio, sebbene PD e coalizione avessero preso la posizione ufficiale di non appoggiare nessuno dei due candidati. Infine, non contribuì di sicuro ad un miglioramento del clima l’ingresso in giunta deciso da un pezzo del partito democratico, senza passare né dal circolo PD né da un confronto con l’altro soggetto della coalizione che comunque vedeva nei due consiglieri eletti del PD il riferimento politico all’interno del Consiglio Comunale. Né ebbe esito e valenza diversa, la nomina del delegato sindaco della frazione di Piano (oggi “indipendente di centro” ma allora PD area ex-DS).
Ma per comprendere la realtà della sinistra di Tremestieri, bisognerebbe andare ancora più in dietro nel tempo ed affrontare un argomento sul quale non voglio entrare per il semplice fatto che si era appena consumato, quando io presi la mia residenza nel nostro comune: la profonda spaccatura all’interno della sezione dei DS in seguito alla spaccatura all’interno del gruppo consiliare a causa delle diverse posizioni sull’allora sindaco Giuffrida. Ci furono liti, espulsioni, scissioni i cui strascichi ci portiamo dietro ancora oggi.
E la situazione oggi è complessa delicata e tremendamente difficile: praticamente tutta la componente che proveniva dalla Margherita è fuoriuscita seguendo diverse strade; parte della componente ex-DS è andata via, incluso il consigliere comunale che di quest’area era espressione. Infine chi è rimasto (in prevalenza compagni del “nucleo storico” del PCI-PDS-DS) sono separati da una profonda lacerazione che rende gli uni e gli altri carichi di rabbia e demotivati.
E tutto questo mentre in Consiglio Comunale non abbiamo più nemmeno un rappresentante del PD e del Centro-Sinistra e dove il partito ed i partiti non esistono, a parte l’apprezzabile ed instancabile lavoro della GD Etnea e dove tra tre anni si tornerà alle urne. A ben vedere molti paesi etnei che sono andati o che stanno andando a rinnovo di sindaci e consigli, hanno situazioni confuse e atipiche; se dovessimo votare oggi a Tremestieri rischieremmo di non essere neppure in grado di presentare una lista PD.
Questa situazione è sconfortante, ma è dovere di tutti noi non farci prendere dallo sconforto.
L’esperienza della campagna delle ultime elezioni comunali ha messo in evidenza che c’è un nucleo duro di compagni che hanno stesso sentire, stessi obiettivi e stessa volontà di cambiamento; l’esperienza della lista civica ha dimostrato che (al di la di certi personalismi e opportunismi di basso profilo che si sono manifestati in entrambi i soggetti che costituivano la coalizione di Centro-Sinistra) c’è bisogno di una politica intesa come servizio e non come mero interesse personale, che possa aggregare, creare consenso ed essere espressione del disagio dei cittadini tu tante tematiche. E sulla base di questa politica, creare anche un’aggregazione con i soggetti che condividano tali obiettivi. Ma per essere credibili, bisogna iniziare adesso.
Tutto ciò è sufficiente? No. Ma di sicuro è un punto di partenza. Bisogna superare le differenze e le diffidenze del passato e rimettersi a lavorare andando oltre i rancori passati. E’ necessario creare una prospettiva per tutti coloro che non vogliono rassegnarsi alla politica degli interessi, dei favori e delle clientele.
Ricominciare a fare politica a Tremestieri è un obbligo. Ridare una sinistra a Tremestieri è un obbligo.

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