domenica 9 maggio 2010

9 maggio 1978 - granelli di memoria


Quel giorno lontano di 32 anni fa… andavo in terza media e mi giungevano solo gli echi della lotta di classe, della contestazione, dei lavoratori e degli studenti uniti nella lotta… A 13 anni si è ancora bambini o poco più. L’anno scolastico era al termine e mi preparavo agli esami di licenza media. Un ragazzino che stava appena iniziando a vedere il mondo che c’era oltre la propria casa, la propria famiglia… la politica, le ragazze… erano cose nuove a cui iniziavo a guardare con interesse ma ancora distanti da me, mi muovevo verso il mondo esterno, muovendo i primi timidi passi. Uno di questi passi era la lettura dell’Unità in copia omaggio che mi portava mio padre per consentirmi di comporre il tema settimanale sull’attualità. Strano: non ho mai capito come mai mio padre, uomo di destra, mi portasse sistematicamente il giornale del Partito Comunista di Berlinguer.
Quel giorno di maggio di tanti anni fa ero uscito da scuola con la borsa piena di libri e quaderni, in cui nascondevo gelosamente, la carpettina che conteneva le poesie che dedicavo alla mia compagnetta di classe (primo “amore” platonico e non corrisposto della mia vita). Arrivai a casa e fiondai in camera mia per riporre in un cassetto chiuso a chiave gli scritti segreti (primissime “prove letterarie” della mia vita). Accesi il riproduttore di audiocassette…. La locomotiva di Francesco Guccini…. A tutto volume. Dalla cucina mia madre mi urlò: - abbassa sta radiu – ma come sempre ignorai l’esortazione.
Poco dopo arrivò mio padre: sguardo serio, tirato, preoccupato
- Hai sentito cosa è successo? – chiese a mia madre, ed alla sua risposta negativa, proseguì: - hanno ammazzato Aldo Moro.
Davanti alla televisione, che in casa mia era ancora in bianco e nero, vidi il telegiornale. Di Moro sapevo tutto, proprio grazie alle pagine dell’Unità. Ma non sapevo ancora chi fosse quell’altra persona di cui si parlava nelle radio private: un compagno, un siciliano, Peppino Impastato… ma anche di lui imparai a conoscere la biografia. Un figlio della nostra terra, un figlio di mafia che si ribellava alla mafia e che veniva ammazzato (ucciso, non rende bene il concetto, ammazzato è più chiaro) dalla mafia.

Adesso ricordo quel giorno lontano con un nodo alla gola e le immagini si sovrappongono nella mia mente in un mix di rime d’amore baciate, articoli di giornale e dei volti di tutti coloro che non ci sono più

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