domenica 4 gennaio 2009

Mpa-Pd: solito inciucio o nuova intesa?

Il governatore Raffaele Lombardo, paralizzato dallo scontro di potere interno alla sua maggioranza di centro-destra, cerca nell'opposizione (Pd) un puntello alle sue manovre. Con qualche risultato.Negli ultimi giorni, all'Assemblea regionale siciliana si è verificata, nel segreto dell'urna, una sorprendente e ripetuta convergenza di voto fra centro-destra e il Pd, unico gruppo d'opposizione. Sono stati varati così, in Aula o in commissione, provvedimenti importanti, alcuni molto discutibili, che il governo Lombardo non riusciva a far approvare alla sua ampia e recalcitrante maggioranza. D'altra parte, non è un mistero per nessuno che i rapporti fra il governatore e i due principali partiti della sua coalizione (Udc e Pdl) sono freddini o, se si preferisce, roventi. Sulla temperatura si può discettare, ma non sul fatto che oggi, dopo queste votazioni anomale, Lombardo è ai ferri corti con i suoi alleati. Anche se, all'indomani dell'insperata unanimità, si è precipitato a proclamare la ritrovata unità, l'armonia della coalizione.
Dunque, tutto procede nel migliore dei modi? Pare proprio di no. Visto che mentre Mpa e Pd esultano, Pdl e Udc mugugnano e minacciano. In realtà, si è creata una situazione politica a dir poco surreale nella quale la maggioranza, o gran parte di essa, per salvare l'immagine "unitaria", ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e votare, talvolta all'unanimità, con il gruppo del Pd. Ossia il "quarto incomodo", in questo gioco poco chiaro che comincia a farsi pesante.
Appare evidente che Lombardo, per superare gli ostacoli frapposti dagli alleati al suo cammino "riformatore", ha dispiegato una manovra d'aggiramento a vasto raggio, spostando il confronto da Palazzo d'Orleans a Sala d'Ercole dove i numeri sembrano a lui più favorevoli. Qui, infatti, grazie ad una legge elettorale approvata ad hoc ed ora estesa agli enti locali, si materializza una delle più vistose anomalie della politica siciliana: una maggioranza pluralista e un'opposizione unica, monocolore.E così, per perseguire mire e disegni ancora ignoti al pubblico, si è rivitalizzato il ruolo di questa Assemblea, fino a ieri frustrata e inconcludente, che oggi vive il suo momento di gloria battendo tutti i precedenti (fiacchi) record di produttività.
Comunque si giri la frittata un dato è certo: di fatto, la maggioranza di centro-destra è in crisi e al suo posto se n'è raccolta un'altra, trasversale o meglio sarebbe dire occasionale visto che, almeno ufficialmente, non c'è stata un'intesa programmatica o politica che la possa giustificare.Insomma, una maggioranza "a geometria variabile"- come dice Lombardo- allargata cioè al voto, talvolta decisivo tal'altra superfluo, del gruppo del Pd.
Su tali fatti bisogna riflettere a mente fredda per valutare le conseguenze e, soprattutto, i possibili sbocchi politici. Giacché il quadro politico non può perdurare confuso così come si è configurato in questi giorni all'Ars.Soprattutto Lombardo fermo non può restare e nemmeno pensare di cavarsela con acrobazie verbali o con generici appelli agli "uomini di buona volontà".Potrà tergiversare per qualche settimana o mese, ma prima poi sarà obbligato a fare un passo. Un passo solo: o in avanti verso un nuovo equilibrio politico e di governo col Pd o all'indietro verso un pieno recupero dei rapporti con Pdl e Udc che non sembrano disposti a lasciarlo correre libero, come un cavallo indomito, nella vasta prateria della politica siciliana e nazionale.Insomma, il governatore si trova nell'angustia di dover saltare un abisso che, improvvisamente, gli si è aperto davanti e lo potrà fare con un balzo solo, poiché con due vi sprofonderebbe dentro, sfracellandosi.
Anche il Pd non potrà mantenere a lungo questa posizione di oggettivo supporto in un gioco di potere estraneo agli interessi e ai valori che tale partito dovrebbe rappresentare, anche in Sicilia. Innanzitutto, è necessario chiarire all'opinione pubblica, all'elettorato cosa sta accadendo, o è accaduto, in questi giorni all'Ars. Il solito inciucio assembleare o sono state gettate le premesse per una nuova maggioranza? O si pensa di andare avanti alla giornata, senza una dichiarata intesa politica?Senza sciogliere tali interrogativi, si rafforzerebbe l'impressione che il governatore voglia usare, senza pagare dazio, la forza numerica del Pd come clava da blandire contro i recalcitranti partiti alleati (Udc e Pdl). Ovviamente, è nell'interesse del Pd smentire, coi fatti, questa impressione che rischia di accreditarsi nell'opinione pubblica siciliana e non solo.
Chiarezza, dunque, e responsabilità da parte di tutti. La Sicilia, dopo le tante deludenti esperienze del passato anche recente, non può permettersi un nuovo inciucio. Specie in questa fase critica che si apre a scenari davvero inquietanti. Certo, le emergenze possono anche provocare scelte inedite, frantumare gli schemi fra maggioranza e opposizione. Ma siamo a questo?Bisognerebbe dirlo, apertamente e quindi pensare ad una nuova maggioranza politica che può essere conseguita per due vie: o ricorrendo al giudizio degli elettori, come sarebbe più corretto, o ad una grande intesa programmatica fra tutte le forze disponibili per il bene della Sicilia.Una terza via, quella delle convergenze ambigue e occasionali, potrebbe solo favorire disegni di potere all'interno del centro-destra e quindi rivelarsi una trappola mortale per il Pd e, in generale, per le forze che desiderano il cambiamento.
Agostino Spataro
Aprile on line

Nessun commento:

Posta un commento