giovedì 8 gennaio 2009

"Così i mafiosi recuperano tutti i loro beni sequestrati"

PALERMO - I boss di Cosa nostra puntano adesso ad aggirare le aste giudiziarie per recuperare i beni travolti dal fallimento delle loro società tartassate dalle indagini. Così, Salvatore Lo Cricchio, facoltoso esattore del pizzo legato al clan di Resuttana-San Lorenzo, era ritornato in possesso di un grande appezzamento di terreno a Partinico: chi se l'era aggiudicato nel 1993 all'asta giudiziaria era un insospettabile imprenditore, in realtà imparentato alla lontana proprio con i mafiosi di Resuttana, i Di Trapani. Nel 2002, l'imprenditore ha venduto il terreno al figlio di Lo Cricchio (ufficialmente nullatenente e residente ancora a casa della madre), naturalmente per una cifra simbolica. L'ultima indagine del centro operativo Dia di Palermo, che ha portato al sequestro di beni per 2 milioni e mezzo di euro, svela le nuove strategie dei boss per salvare i propri patrimoni. Lo Cricchio si era affidato anche a un insospettabile prestanome in Umbria, Paolo Faraone, per mettere al riparo dalle indagini due attività in cui avrebbe investito i suoi soldi e quelli del clan di Resuttana: il supermercato "Fuori orario market", a Terni, e il ristorante "La vecchia fattoria", nella vicina Narni. Sono stati sequestrati assieme a una palazzina, due magazzini e un box, anche questi in provincia di Terni. Fra Palermo e Partinico, a Lo Cricchio sono stati invece sottratti tre terreni e un appartamento. Così ha deciso la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo. E adesso, il prestanome di Terni, un palermitano trapiantato da anni in Umbria, risulta indagato. Non ci sarebbe stato soltanto lui al servizio dei boss. "Lo Cricchio - dice la Dia - si è avvalso della collaborazione di soggetti esterni a Cosa nostra, in possesso di conoscenze qualificate". L'operazione della Direzione investigativa antimafia, che è stata coordinata dai pm Ingroia, Gozzo, Paci e Scaletta, riapre il dibattito sull'uso dei beni confiscati. Tonino Russo, parlamentare del Pd, denuncia: "Non si riesce a capire perché il governo abbia deciso di smontare un pilastro portante della lotta alla mafia destinando i soldi dei beni confiscati, un miliardo di euro, alle spese correnti. È sempre un fatto importante - ribadisce Russo, che è anche vicesegretario del Pd siciliano - quando lo Stato dimostra di saper restituire il maAncora la Dia ha sequestrato beni per 500mila euro a Leonardo Baucina, boss di Partinico, la cittadina del palermitano attraversata da una faida che ha fatto già diversi omicidi negli ultimi mesi. ltolto al territorio che ne era stato illecitamente depredato".
La Repubblica on line 04 gennaio

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