C’è stata una possibilità: quella di costruire una forza di sinistra unitaria che facesse tesoro di tutte le sue componenti culturali, cercando di andare oltre e creare idee nuove per il nuovo mondo in cui viviamo. La necessità di un forte partito marcatamente di sinistra , a mio avviso, era ed è necessaria. Un partito di chiaro orientamento di sinistra, ma laico, in cui non ci siano massimalismi, spinte all’arroccamento identitario, nostalgie per strumenti politici, forme partito, modelli sociali superati dalla storia…
Ho creduto nella possibilità che si potesse realizzare questa forza politica, un forte partito di sinistra che stipulasse un chiaro e forte accordo programmatico con il PD, mantenendo da esso autonomia ma considerando quel partito l’alleato naturale. Un partito non governista ma di governo (così come è stato il PCI per decenni pur rimanendo all’opposizione); un partito in grado di fare opposizione costruttiva, un partito non ideologizzato ma ricco di idealità. Tutto ciò poteva essere ma non è stato. Sin dall’inizio si è sbagliato tutto, a cominciare dal fatto che la Sinistra l’Arcobaleno era un semplice cartello elettorale nato solo per necessità. Come tale è stato bocciato dagli elettori. Sicuramente Veltroni ha le sue responsabilità; sicuramente il voto utile c’è stato. Ma la sinistra è stata cancellata dal panorama istituzionale a causa dei suoi stessi mali e l’esito dei congressi delle quattro forze che hanno costituito l’Arcobaleno ne è una chiara dimostrazione.
Iniziamo dal primo, il congresso di Sinistra Democratica (formazione nella quale milita chi scrive). Di tutte e quattro è forse l’organizzazione che più credeva nell’unità della sinistra essendo nata con questo unico intento. Adesso però gli altri azionisti hanno deciso di non fare la società. A questo punto il rischio è quello di una deriva partitinesca anche per questa formazione politica. In alternativa si può ipotizzare un partitino fatto da SD, parte dei verdi e dai vendoliani. In ogni caso credo che sarebbe una forza residuale e priva di autonomia politica.
Il congresso del PdCI: marxismo-leninismo, centralismo democratico, unità dei comunisti… congresso anacronistico e fuori dal mondo.
Niente male neppure il congresso di Rifondazione Comunista che ha consegnato uno dei figli del grande Partito Comunista alla dirigenza di Democrazia Proletaria che già era folcloristica e settaria già nei lontani anni ottanta. Certo, se Rifondazione si fosse raccolto attorno a Vendola, le cose sarebbero potute andare diversamente. Ma la storia non si fa con i se e con i ma.
Infine il congresso dei Verdi che ha deciso semplicemente di non decidere sino alle europee del prossimo anno (cosa che più o meno hanno fatto tutti gli altri partiti della sinistra, SD in primo luogo). Fuori dall’Arcobaleno, il Partito Socialista ha fatto la medesima cosa: ha deciso di congelare tutto a dopo. Ma quale prospettiva può avere questa sinistra? Una sinistra che non investe nel futuro che risposte può dare? O peggio una sinistra che guarda al passato (i partiti comunisti usciti dai congressi di luglio, perché di tutti gli altri detentori del sacro simbolo della falce e martello non vale la pena neppure di parlare) che senso ha? E quale utilità? Queste diverse opzioni che sono uscite fuori dai congressi post-disfatta che risposte possono dare alle classi sociali deboli, ai precari, al mondo del lavoro, a tutti coloro che sono vittime di un’ingiustizia sociale sempre più accentuata? Che risposte possono dare questi partiti alle contraddizioni ed alle ingiustizie della globalizzazione o allo sviluppo sempre meno sostenibile, all’intolleranza dilagante verso ogni diversità, al continuo attacco alla laicità, per dirne solo alcune?
A sinistra oggi prevalgono la cecità, l’immobilismo o la fuga verso il passato e la difesa della propria identità intesa come icona religiosa da protteggere contro tutti gli infedeli interni ed esterni. E’ certo che questa sinistra non andrà più in parlamento (e non solo per la legge elettorale vigente). E’ un enorme sperpero di risorse umane e ideali che provengono da grandi e gloriose tradizioni politico-culturali (comunista, socialista, ambientalista, pacifista ecc…). C’è chi marcia nel deserto e chi vive nel villaggio di Asterix assediato dalla grande armata romana ma invece di difendersi dai romani si scannano allegramente tra loro…
In questo asfittico panorama, solo esperienze di base come quella di Rinnovamento, possono ridare fiato e idee alla sinistra e cercare di ricominciare a fare politica in modo nobile, costruttivo ed utile. Per questo, indipendentemente dai nostri convincimenti politici individuali, dobbiamo essere tutti contenti e orgogliosi per quello che stiamo tentando di costruire.
Ho creduto nella possibilità che si potesse realizzare questa forza politica, un forte partito di sinistra che stipulasse un chiaro e forte accordo programmatico con il PD, mantenendo da esso autonomia ma considerando quel partito l’alleato naturale. Un partito non governista ma di governo (così come è stato il PCI per decenni pur rimanendo all’opposizione); un partito in grado di fare opposizione costruttiva, un partito non ideologizzato ma ricco di idealità. Tutto ciò poteva essere ma non è stato. Sin dall’inizio si è sbagliato tutto, a cominciare dal fatto che la Sinistra l’Arcobaleno era un semplice cartello elettorale nato solo per necessità. Come tale è stato bocciato dagli elettori. Sicuramente Veltroni ha le sue responsabilità; sicuramente il voto utile c’è stato. Ma la sinistra è stata cancellata dal panorama istituzionale a causa dei suoi stessi mali e l’esito dei congressi delle quattro forze che hanno costituito l’Arcobaleno ne è una chiara dimostrazione.
Iniziamo dal primo, il congresso di Sinistra Democratica (formazione nella quale milita chi scrive). Di tutte e quattro è forse l’organizzazione che più credeva nell’unità della sinistra essendo nata con questo unico intento. Adesso però gli altri azionisti hanno deciso di non fare la società. A questo punto il rischio è quello di una deriva partitinesca anche per questa formazione politica. In alternativa si può ipotizzare un partitino fatto da SD, parte dei verdi e dai vendoliani. In ogni caso credo che sarebbe una forza residuale e priva di autonomia politica.
Il congresso del PdCI: marxismo-leninismo, centralismo democratico, unità dei comunisti… congresso anacronistico e fuori dal mondo.
Niente male neppure il congresso di Rifondazione Comunista che ha consegnato uno dei figli del grande Partito Comunista alla dirigenza di Democrazia Proletaria che già era folcloristica e settaria già nei lontani anni ottanta. Certo, se Rifondazione si fosse raccolto attorno a Vendola, le cose sarebbero potute andare diversamente. Ma la storia non si fa con i se e con i ma.
Infine il congresso dei Verdi che ha deciso semplicemente di non decidere sino alle europee del prossimo anno (cosa che più o meno hanno fatto tutti gli altri partiti della sinistra, SD in primo luogo). Fuori dall’Arcobaleno, il Partito Socialista ha fatto la medesima cosa: ha deciso di congelare tutto a dopo. Ma quale prospettiva può avere questa sinistra? Una sinistra che non investe nel futuro che risposte può dare? O peggio una sinistra che guarda al passato (i partiti comunisti usciti dai congressi di luglio, perché di tutti gli altri detentori del sacro simbolo della falce e martello non vale la pena neppure di parlare) che senso ha? E quale utilità? Queste diverse opzioni che sono uscite fuori dai congressi post-disfatta che risposte possono dare alle classi sociali deboli, ai precari, al mondo del lavoro, a tutti coloro che sono vittime di un’ingiustizia sociale sempre più accentuata? Che risposte possono dare questi partiti alle contraddizioni ed alle ingiustizie della globalizzazione o allo sviluppo sempre meno sostenibile, all’intolleranza dilagante verso ogni diversità, al continuo attacco alla laicità, per dirne solo alcune?
A sinistra oggi prevalgono la cecità, l’immobilismo o la fuga verso il passato e la difesa della propria identità intesa come icona religiosa da protteggere contro tutti gli infedeli interni ed esterni. E’ certo che questa sinistra non andrà più in parlamento (e non solo per la legge elettorale vigente). E’ un enorme sperpero di risorse umane e ideali che provengono da grandi e gloriose tradizioni politico-culturali (comunista, socialista, ambientalista, pacifista ecc…). C’è chi marcia nel deserto e chi vive nel villaggio di Asterix assediato dalla grande armata romana ma invece di difendersi dai romani si scannano allegramente tra loro…
In questo asfittico panorama, solo esperienze di base come quella di Rinnovamento, possono ridare fiato e idee alla sinistra e cercare di ricominciare a fare politica in modo nobile, costruttivo ed utile. Per questo, indipendentemente dai nostri convincimenti politici individuali, dobbiamo essere tutti contenti e orgogliosi per quello che stiamo tentando di costruire.
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