C'è chi, come il governo regionale, sostiene (e noi contrastiamo questa posizione) che l'unica soluzione al problema possa essere quello di costruire i termovalorizzatori (nome politicamente corretto per non usare la parola inceneritore). Da qualche anno esiste il progetto di costruire diversi impianti in Sicilia: quattro per l'esattezza, fino all'ultima programmazione del "piano rifiuti regionale", dal quale è stato eliminato l'impianto di Paternò (CT). Nella lista sono rimasti invece quelli di Bellolampo (PA), Casteltermini (AG) e Augusta (SR).
Durante il governo Cuffaro la Regione ha fissato il numero dei termovalorizzatori e le località nelle quali realizzarli. Bandite le gare, aggiudicati gli appalti e avviati i primi lavori tutto si è fermato perché la Corte di giustizia europea ha sentenziato che i bandi non avevano avuto la necessaria pubblicità. Da qui lo stop e il conseguente ordine di ricominciare da zero. A questo punto i vincitori del primo appalto, che intanto avevano cominciato i lavori, hanno avuto il diritto di essere risarciti. Così l'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque (Arra) ha riunito le società interessate per stabilire la cifra. Agli incontri si sono presentate le società di scopo Pea, Platani e Tifeo che dovranno realizzare gli impianti di Bellolampo, Casteltermini e Augusta. In tutte e tre le società il pacchetto di maggioranza è detenuto dalla Actelios del gruppo Falck. La Sicilpower (la cui maggioranza fa capo alla Waste Italia) che aveva vinto la gara per Paternò non ha invece preso parte alle riunioni. "Sono stati invitati come gli altri, ma non si sono presentati - ha spiegato il direttore dell'Arra, Felice Crosta -. Per questo abbiamo attivato le procedure per la risoluzione della convezione, inviando una lettera di diffida alla società". L'Arra, dunque, ha infine sottoscritto gli accordi soltanto con le società Pea, Platani e Tifeo. L'accordo prevede che "la prossima aggiudicazione degli appalti di servizi impegna i futuri assegnatari a subentrare agli attuali concessionari rimborsandoli dei costi sostenuti.
Secondo noi, non è con gli inceneritori che si risolverà il problema dei rifiuti. ma con un'adeguata politica il cui obiettivo sia la produzione di zero rifiuti da elimare in discarica. Non è un'utopia, non è fantascienza. Alcuni comuni, come quello di Capannori (LU) sono molto vicini a questo traguardo. In una fase in cui il sistema economico globale è entrata pesantemente in crisi, bisogna ripensare al modello di sviluppo. Un modello che sia equo ecologico e solidare. Un modello, che nello specifico dell'argomento in tema, tratti i rifiuti come materia prima da manipolare per produrre richhezza e redistribuire reddito.
Non è impossibile, ma per il raggiungimento di ciò è necessaria una concreta volontà politica e la creazione di una cultura ambientalista diffusa. Ed è necessario spezzare il coagulo di interessi politico/economico/mafioso che esiste nel buisness dei rifiuti. E questa è la solita vecchia storia...
Le informazioni sono state tratte da: La Siciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it (articolo di Massimo Lorello) e guidasicilia.it
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